Omicidio-suicidio a Concordia, rubano le password al killer dopo il delitto e gli svuotano la carta di credito

La denuncia: "Con i soldi di Carlo è stato organizzato un macabro funerale sul web". Nella Rete la sua seconda vita e il suo avatar: capelli scuri, abbronzato e pieno di muscoli di Benedetta Salsi

L'avatar di Ghidoni sul web

L'avatar di Ghidoni sul web

eggio Emilia, 17 luglio 2014 - Aveva una vita parallela, il killer della villetta di Concordia, Carlo Ghidoni. Un’esistenza parallela che prendeva forma ogni volta che accendeva il computer ed entrava in internet, sulla chat virtuale Imvu, nella quale si muoveva sotto il nome ‘Per te tutto’. 

E si era scelto un profilo tridimensionale e bellissimo, che gli permetteva di estraniarsi dal mondo, dai suoi guai: pelle olivastra, capelli lunghi neri, occhi di ghiaccio e fisico statuario. L’opposto di ciò che era nella realtà. Lo stesso profilo di cui qualcuno si è impossessato, dopo la sua morte, per spendere i soldi della sua carta di credito (questa volta si tratta di denaro reale, però, circa 40 euro).  Somme che sono servite, tra le altre cose, a organizzargli persino un macabro funerale sul web, comprandogli pure una bara virtuale e un bell’abito elegante (sempre immaginario). Il tutto, a spese dell’assassino suicida, mentre giaceva sul tavolo della Medicina legale.

L’incredibile rivelazione arriva da una delle sue ultime fidanzate, Valentina, ragazza madre trentottenne di Trieste («siamo stati assieme per un anno e fino al marzo scorso»). Pure lei, conosciuta in chat. È la donna che si è presentata ieri dalla polizia postale, con documenti alla mano, per tentare di bloccare tutta questa follia, «prima che il conto di Carlo venga prosciugato. Ma mi hanno risposto che soltanto un parente stretto poteva fare una querela di questo tipo — sottolinea Valentina —. Per cui mi sono rivolta a voi, per far sapere ai genitori di Carlo che cosa sta accadendo e pregarli di bloccare subito la sua carta di credito». 

Ma com'è possibile che accada una cosa del genere? Facciamo un passo indietro.  Ghidoni dedicava moltissimo tempo ed energie alla sua vita virtuale: aveva mogli, fidanzate, figli, figliastre, nipoti. E, ancora, c’erano ristoranti, bar in cui incontrarsi e matrimoni a cui partecipare. Tutto immaginario. Così passava gran parte delle sue giornate, l’elettricista e insegnante di arti marziali di 50 anni, che domenica ha freddato a colpi di pistola il primario di oculistica di Correggio Amos Bartolino, suo coetaneo, prima di rivolgere la pistola contro sé stesso.

Una doppia esistenza fatta di affetto scambiato nell’etere e promesse di amore eterno, tanto che alcune di quelle relazioni erano diventate anche reali, concrete. Si sentivano per telefono, si vedevano. E si amavano, anche, per davvero. Come quella, appunto, con Valentina. 

Ma la chat è un hobby anche dispendioso; dato che per ‘addobbare’ il proprio alter ego virtuale e le proprie stanze è necessario mettere mano al portafoglio (o, meglio alla carta di credito). Soldi reali, insomma (in questo modo guadagnano i proprietari). Cosa che Ghidoni aveva fatto, in passato. Lasciando le password della sua tessera nella memoria della chat. E, poi, concedendo le credenziali del suo avatar a diverse altre ‘amiche’ che aveva conosciuto in Rete. In questo modo, chi è entrato dopo la sua morte sul web con il suo avatar, ha potuto pescare anche al conto corrente dell’assassino, dopo che l’omicidio-suicidio si era già consumato.

«Domenica sera e lunedì, quando tutti nella comunità (di Imvu, ndr) già sapevamo che Carlo si era sparato ed era morto, qualcuno è entrato con le sue password utilizzando il suo account», spiega sotto choc l’ex compagna. Una presenza che non è passata inosservata, quella del macabro intruso. E che ha lasciato basiti i numerosi utenti della pagina. «Chi sei? Vattene», continuavano a ripetergli.  «Chi è entrato (e io ho anche un sospetto) ha effettuato acquisti di gadget di Imvu con la carta di credito di Carlo». In pratica, sono stati comprati per circa 40 euro un abito elegante e una bara virtuale per potergli fare il funerale sul web.  «Il tutto, mentre lui non c’era già più. Un gesto ripugnante. Spero che tutto questo finisca presto». 

Benedetta Salsi