«Il popolo ha bisogno di parole nuove»

Da Formiggini a Poetineranti: la genesi concettuale di Roberto Roganti

Roberto Roganti

Roberto Roganti

Modena, 12 febbraio 2016 - Due fumanti caffè...una città adagiata nel torpore di questo mite inverno, e due occhi vispi e curiosi che scrutano ogni mio movimento...curioso, direi che nessun aggettivo potrebbe calzare in modo più pertinente per descrivere la persona che mi trovo di fronte: Roberto Roganti, presidente e fondatore di Poetineranti.

Roberto, quanto ha influito la tua famiglia sulla tua formazione e sulle tue scelte artistiche?

«Diciamo che tanto male non mi è andata. Mio nonno era un maniaco della fotografia e del cinema, i grandi fotografi erano suoi amici, come suoi amici erano tutti i dialettali, poeti scrittori e attori, i burattinai, i pittori, lui amava la sua città più di ogni altra cosa, e credo che abbia trasmesso in me questa passione, in fin dei conti io ero il suo ‘cocco’. Mio padre poi, da jazzofilo impenitente, mi ha inculcato l’amore per la musica e grazie a queste passioni familiari ho visto passare fra le mura della nostra casa la créme della cultura modenese, forti forse di un parentado solido che vantava nomi importanti, tra cui tale Angelo Fortunato Formiggini (l’editore che si buttò dalla Ghirlandina nel 1938) e Bruno Giorgi (scultore brasiliano, suo il Monumento ai Costruttori ‘I guerrieri’ che si trova a Brasilia assieme a tante altre sue opere). Ed è da qui forse che nasce il mio pallino dello scrivere, o forse lo avevo già da tempo e non me ne ero accorto…vinco un premio per un tema sulla sanità alla fine degli anni ottanta, poi si comincia a lavorare e il tempo passa, inesorabile e senza tempo...».

E arriviamo al tuo incontro con i social

«Siamo nel 2007, in piena era internet, un amico mi parla di un sito dove si può chiacchierare fra modenesi, scrivere recensioni di ristoranti, discutere al volo, andare a mangiare fuori tutti assieme e conoscere nuovi locali... Mi iscrivo e comincia una bella collaborazione che termina nel 2010 a causa del mio amore per la poesia, e da qui parte l’avventura. Infilo il 2010 di corsa, pubblicando ben due silloge e un’antologia, e nel 2011 esco con un libro strano, ‘GnaM Anno 1, il primo della trilogia GnaM dove raccolgo, con la scusa della relazione amorosa, tutte le mie recensioni di ristoranti scritte anni prima. Vinco un Premio Speciale di poesia dialettale ad un concorso locale ed entro in una associazione culturale. Nel 2012 pubblico l’antologia NOIPERVOI con altri 21 poeti pescati in rete mentre l’anno successivo vede la nascita della raccolta di poesie ‘Appunti poetici di un fornicatore di anime’, uno scritto di racconti ‘Rac...corti in scatola’ e ‘GnaM Anno 2’.

Arriviamo alla storia recente, quando e come nasce l’associazione Poetineranti?

«Nel 2013 vedo un servizio al Tg2 che parla di attori teatrali che essendo disoccupati e senza teatro sbarcano il lunario andando a recitare direttamente da chi li chiama cambiando in questo modo l’ottica stessa di fruizione dell’arte... e mi si illumina la mente. Medito per un po’ e poi espongo la mia idea al gruppo: siccome nessuno viene a sentirci... andiamo noi dal pubblico! La cosa viene bocciata immediatamente e derisa. Aspetto il 2014, trovo alcune persone che supportano la mia idea e il nostro esordio avviene al Words II a San Possidonio dove riscontriamo subito un notevole successo per aver creato uno spettacolo leggendo le poesie in modo diverso.Si susseguono una serie di letture in vari locali della provincia finchè il 9 Settembre 2014 nasce l’Associazione Culturale i Poetineranti.Nei nostri reading non leggiamo solamente gli scritti dei soci intervenuti all’evento, ma anche gli scritti di coloro che per vari motivi non sono presenti, la nostra peculiarita è infatti che prestiamo la voce a tutti i nostri soci, noi leggiamo noi e leggiamo voi…».

Cosa vuol dire essere poeti e fare poesia nel 2016, in una realtà come quella modenese?

«Poeta? Una parola grossa, secondo me i poeti sono quelli che hanno il coraggio di scrivere i propri moti d’animo, quello che gli frulla per la testa, poi puoi identificarli come ti pare, prosastici, ermetici, metrici... non importa, quello che importa è che il poeta ci mette la faccia. La poesia è insita in noi, c’è chi la coglie e chi no, tutto lì, molto semplice. Modena è una città piccola, ci si conosce tutti bene o male, chi vuole crearsi il suo spazio, e qui parliamo di poesia, ha bisogno di molta fantasia e re-inventarsi ogni giorno, le possibilità ci sono per tutti, basta coglierle, basta individuare chi ti sega meno, chi ti dà di più senza pretendere follie. Il popolo ha bisogno di parole nuove assemblate non in maniera difficile ma capibile, poter sognare a occhi aperti e vedere a occhi chiusi, ha sete di cultura, ma di quella cultura completamente diversa da quella scolastica che oramai ha stancato».