Castelfranco Emilia (Modena), 7 agosto 2013 - L'attesa era quasi da concerto rock a Bosco Albergati, Castelfranco Emilia. Eppure, alla Festa Democratica non era previsto l'arrivo di un cantante, ma quello di Matteo Renzi, sindaco di Firenze e papabile candidato alla segreteria del Pd (guarda le foto e il video). Ci sono circa 2.500 persone, e da queste parti negli ultimi tempi non si era mai vista tanta gente per un politico.

Il confronto con Epifani è addirittura imbarazzante. Venerdì scorso per il 'reggente' dei Democrat si erano radunate circa 60-70 persone, molte delle quali si erano dileguate ben prima che finisse l'incontro.

Oggi, invece, si respira entusiasmo. Ed è una svolta, perché se il cuore dell'Emilia rossa e di sinistra comincia a battere per un giovanotto che poi così tanto di sinistra non è, allora significa che il vento sta cambiando. Anche i più anziani, i testimoni del vecchio Pci, sposano il 'nuovo Blair'. E deve essersene accorto pure il segretario regionale del Pd, Bonaccini, già bersaniano di ferro ai tempi della sua elezione, convertitosi al renzismo negli ultimi tempi. Egli è l'unico, tra i 'vip' del Pd emiliano-romagnolo, a sedere in prima fila.

“E' l'ultima speranza del Pd e del centrosinistra”, dicono in molti. Probabilmente anche l'unica. Non è poi così casuale, dunque, che sia l'unico a parlare stasera. Il suo è un 'one man show': niente moderatori, né interlocutori.

"’Ventitrè anni fa un giovane sconosciuto cantautore, Luciano Ligabue - esordisce - inventò l’inno della mia generazione, una canzone molto bella, ma anche triste, che diceva: ‘non è tempo per noi e forse non lo sarà mai’. Io vorrei che ci domandassimo se davvero non è tempo per noi o se questo è il nostro tempo e torniamo a lavorare per dare all’Italia un futuro’’.

Poi, il 'rottamatore' dedica un passaggio al ministro per l'Integrazione: ‘’In questi 23 anni abbiamo visto passare di tutto, lo voglio dire qui. Dalle parti di Roma è passata la Lega Nord che dopo Roma ladrona si è piazzata lì e ha fatto di tutto, dai diamanti alle lauree in Albania. E abbiamo visto uno statista in camicia verde che ha insultato un ministro di questa terra. E per questo voglio mandare un grande abbraccio a Cecile Kyenge. Perché i Calderoli passano, la dignità resta’’.

Infine, ancora invettive su Pd, governo Letta e caso Berlusconi. Ad un certo punto il comizio termina, ma la festa no. Matteo Renzi fa un giro in un paio di stands, firma autografi, si rende disponibile con chiunque gli chieda una foto ricordo. Tanto che il servizio d'ordine viene messo a dura prova. La folla lo segue fin dentro il ristorante. La 'fame' di vittorie, da queste parti, è tanta.

Valerio Gagliardelli