Modena, 14 marzo 2014 - SI CHIAMA ‘manifattura delle idee’, è la fabbrica del programma di Gian Carlo Muzzarelli. Ieri il candidato sindaco del Pd ha provato a lanciare la sua campagna per le elezioni di maggio. L’ha fatto partendo dal luogo fisico in cui le idee dovranno diventare progetti, messi nero su bianco, per la Modena dei prossimi cinque anni: la Manifattura tabacchi, il vecchio complesso industriale parzialmente riqualificato. «Questa — ha detto Muzzarelli — è una vera meraviglia. E’ uno dei luoghi da far decollare, importantissimo per la Modena che verrà. Avete visto che bellezza il nuovo passaggio che dalla stazione porta in centro storico?».

La ‘manifattura delle idee’, spiega l’assessore regionale, sarà aperta a tutti i cittadini. «Ho intenzione — dice l’assessore regionale — di girare la città metro per metro. Le persone iniziano a chiamarmi per nome. Mi invitano a cena da loro, per parlarmi della città. Qualcosa sta accadendo».
Mette in fila i temi cardine del suo programma: «Lavoro, impresa e sicurezza. Sono le tre cose che metto al centro, le più importanti». Spende alcune parole anche per il mondo della cultura, «che ho incontrato in un atelier in una bellissima iniziativa prima del voto, e che conto di riunire di nuovo nello stesso luogo».
Muzzarelli parla anche di alleanze. Sel, negli ultimi giorni, ha detto di non essere intenzionata ad accompagnarlo in questa corsa per la poltrona di sindaco. Risponde: «Io e Mezzetti (il leader regionale di Sel, ndr) siamo seduti uno di fianco all’altro in giunta e votiamo gli stessi provvedimenti, anche per Modena. Questa presa di posizione — dice — mi sembra ‘un po’ così’». C’è spazio anche per i grillini, pronti a ‘dare l’assalto’ alla città. «Attenzione — attacca Muzzarelli —, Modena non è Parma. Lì c’era una giunta di centrodestra disastrosa, c’erano reati e arresti. Noi usciamo da una tradizione di buon governo che non può essere buttata a mare».

Mette l’accento sulla cultura politica dei modenesi, sulla loro preparazione, gli antidoti — secondo lui — che mettono al riparo dal cambio di colore alla guida della città. Ammette, però, che bisogna prepararsi per «giocare entrambi i tempi». In altre parole per una campagna che durerà quindici giorni in più, fino al ballottaggio: «Non dobbiamo dare niente per scontato — aggiunge — Non sono abituato a dire gatto prima di averlo davvero nel sacco».

d. m.