Giovedì 18 Aprile 2024

Primarie Pd: il caso non è chiuso Procura indaga sulle irregolarità

I voti contestati del seggio stranieri finiscono sotto la lente dei pm

Primarie Pd (Foto Fiocchi)

Primarie Pd (Foto Fiocchi)

Modena, 27 gennaio 2015 - Sembrava finita e invece no. L’aspra polemica che ha investito la città di Modena dopo le primarie del Partito democratico per la scelta del candidato sindaco non è banalmente archiviata, roba vecchia da ‘rinverdire’ solo quando, in un altro pezzo d’Italia, il copione si ripete più o meno uguale (come è successo in Liguria). C’è una procura, quella di Roma, che sta indagando sui fatti accaduti all’inizio di marzo dello scorso anno ai seggi elettorali. Ad aizzarla ci ha pensato uno dei protagonisti di quei giorni di fuoco, l’ex consigliere comunale del Pd Maurizio Dori, che venne accusato di aver messo in piedi una ‘trattativa’ con alcune comunità di stranieri della città, per convincerle a votare per l’attuale sindaco Gian Carlo Muzzarelli. In quei giorni ci si spinse anche oltre: non si parlò solo di persuasione, ma anche di pranzi offerti e voti rimborsati.

Accuse pesanti che hanno fatto arrabbiare Dori e l’hanno portato alla denuncia. Nel mirino il democratico ha messo diversi giornalisti e, a quanto sembra, anche un testimone straniero, uscito allo scoperto subito dopo la denuncia dei brogli. Ora che succede? La procura cercherà di fare luce e rileggerà i fatti di quei giorni alla ricerca di nuovi e significativi particolari. Ricordiamo che fu in particolare l’incredibile affluenza al seggio numero due, quello dedicato agli stranieri, a mettere in allarme il comitato che sosteneva Francesca Maletti, oggi presidente del consiglio comunale. L’ex assessore al Welfare, decisa a fare chiarezza, non accettò passivamente il risultato (Muzzarelli, che alla fine la spuntò con 700 voti di scarto, avrebbe vinto anche senza le preferenze di quel seggio), ma fece ricorso al collegio dei garanti delle primarie. L’organo comunale diede una risposta «non soddisfacente», e a quel punto vennero coinvolti i garanti provinciali e regionali.

L’ultimo parere fu grottesco: la validità del voto espresso venne ribadita. Ma si parlò di «gravi cadute di stile», senza dire di più. «Dall’esame della ricca documentazione, comprensiva di foto e video – questo il testo diffuso dal Pd emiliano romagnolo – non emergono violazioni riconducibili al codice etico e allo statuto del partito». Quel giudizio, arrivato alla fine del mese, rappresentò il punto fermo sulla vicenda: l’accordo politico fra il vincitore e la sconfitta seguito alle elezioni amministrative contribuì a calmare le acque. Presto, però, potrebbero esserci nuovi e imprevisti sviluppi: e a mettere in moto il meccanismo ci ha pensato proprio l’accusato numero uno, Maurizio Dori, denunciando a sua volta i suoi accusatori.