Modena, 26 gennaio 2012 - La Erg non convince la Regione Emilia-Romagna. Sul deposito di gas a Rivara non fa passi indietro l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli. “Non ci sono le garanzie minime di sicurezza per costruire un deposito di quel tipo”, afferma Muzzarelli questa mattina, al termine dell’udienza conoscitiva con i rappresentanti dell’azienda, dei comitati dei cittadini e degli enti locali in commissione Ambiente di viale Aldo Moro. “Non c’è alcuna ragione per stoccare in acquifero - sostiene l’assessore - visto che ci sono almeno cinque depositi di gas esauriti e in via di esaurimento che si adattano benissimo allo scopo”.

Secondo Muzzarelli, tra l’altro, “nessuna ricerca ulteriore può trovare risposte al problema centrale che si pone in quell’area e cioè al rischio sismico, che è ampiamente comprovato dagli studi e dai fatti. Inoltre, anche il rischio insito nelle operazioni di immissione ed estrazione del gas è difficilmente quantificabile, per cui è doveroso applicare il principio di precauzione”. In Emilia-Romagna viene già stoccato il 30% del gas in Italia, circa otto miliardi di metri cubi, e altri tre miliardi di metri cubi di gas sono in arrivo da qui al 2015 in base alle proposte avanzate dalle aziende. Infine, aggiunge Muzzarelli, “per quanto riguarda l’abbassamento delle tariffe del gas, la chiave sono le politiche di liberalizzazione e l’avvio di nuove scelte energetiche”, nell’ambito del piano Europa 2020.

Su Rivara, anche la gran parte dei consiglieri regionali si è dichiarato contrario al progetto. L’ultimo ‘giapponese’ rimasto nel fortino è l’esponente del Pdl Fabio Filippi, che di fatto ricalca le posizioni gia’ espresse dall’ex sottosegretario Carlo Giovanardi.  Filippi si è però attirato le critiche anche dei suoi colleghi di partito (come Andrea Leoni) e della Lega nord. “Già nel 2002 i tecnici che interpellai mi dissero che quell’opera non si può fare per motivi di sicurezza - afferma il capogruppo del Carroccio, Mauro Manfredini - c’è troppo scarto, non si può rischiare. Sono state fatte commissioni a tutti livelli e sono stati chiesti pareri all’Università”, ma oggi i rappresentanti della Erg hanno portato “l’ennesimo attacco basato sulle loro teorie. Stanno tentanto di spostare l’attenzione dal problema della sicurezza alla questione economica”. Poi aggiunge: “Chi abbiamo interpellato noi sono tutte persone che lo fanno per la gloria del Paese. Questa, invece, è tutta gente strapagata”.
 

In ogni caso, sottolinea ancora Manfredini, “la parola fine su Rivara spetta al presidente Vasco Errani, che non credo si prenderà la responsabilità di autorizzare quel deposito di gas”. Festeggiano i grillini. “Siamo nettamente contrari al progetto- afferma Giovanni Favia, consigliere regionale M5s - ma non ci nascondiamo dietro la tecnica: per noi è una questione politica. Noi siamo contrari a questo sfruttamento del territorio”. Favia parla poi di “atteggiamento strano da parte della Regione, che su Rivara fa valere il principio di precauzione, mentre altrove va avanti a costruire inceneritori e autostrada. Comunque - aggiunge l’esponente M5s - siamo contenti di aver visto l’altra faccia della Regione almeno in questo caso”.
 

In mattinata sono stati ascoltati anche gli esponenti del comitato di cittadini contrari al deposito. Si sono presentati in Regione in una cinquantina, tutti con le magliette gialle dalla scritta: “No gas Rivara”. In commissione è stato ascoltato Antonio Scaglioni, geologo della Regione in pensione, che ha ribadito le ragioni del no. “Non ci sono garanzie sulla sicurezza e la tenuta sismica del serbatoio- afferma Scaglioni- noi siamo su una zona sismogenetica. L’inserimento del gas nel sottosuolo farebbe spostare l’acqua che c’è, la quale andrebbe ad allargare altre fessure, liberando così le energie nel terreno”. Una paura che cresce se si pensa che “le nostre case sono tutte non antisismiche”, sottolinea Scaglioni. Tra l’altro, aggiunge il geologo del comitato, “l’azienda vuole fare tre sondaggi nel raggio di un chilometro, quando il deposito ha una superficie di oltre 100 chilometri quadrati”. Nella zona, continua Scaglioni, “ci sono vecchi pozzi sterili tappati da molto tempo e non vengono previste verifiche per vedere se reggono”.