Reggio Emilia, 13 settembre 2012 - Sono ripartite ieri le ricerche per trovare Paola Landini, la 44enne scomparsa il 15 maggio scorso dopo essere stata vista per l’ultima volta al Poligono di tiro di Sassuolo. Frequentava la struttura anche perché convivente del direttore del centro, Roberto Brogli. A intervenire sono stati i vigili del fuoco su ordine della prefettura, che hanno ripreso a setacciare la zona intorno al poligono, al momento senza esito. Le ricerche andranno avanto per tre giorni, fino a domani.

La famiglia di Paola ha intanto ingaggiato un detective privato, Ezio Denti, criminologo e investigatore, esperto tra l’altro nell’analisi comportamentale. Sarà oggi a Sassuolo e domani ospite della trasmissione Quarto Grado, che ha cominciato a interessarsi della vicenda, in onda il venerdì su rete 4 dalle 21.10.

Dottor Denti, che idea si è fatto della storia? Eravamo rimasti al fatto che si trattasse molto probabilmente di allontanamento volontario.
«Ci sono molti punti che non tornano. L’automobile di Paola Landini parcheggiata al tiro a segno era chiusa e dentro c’erano i suoi effetti personali, dalla trousse dei trucchi alla borsa con tutti i suoi documenti. Strano per una donna e per una persona che vuole scappare. Di solito chi si allontana si comporta diversamente. Così com’è strana la cancellazione dal suo portatile di tutte le sue fotografie».
Rimane un mistero anche la pistola scomparsa dalla sua casa di Fiorano.
«Sì, si tratta di una pistola particolarmente maneggevole e facilmente portatile tra quelle di proprietà del convivente. Potrebbe averla presa a scopo difensivo, teniamo presente che Paola Landini è stata per lungo tempo minacciata, assieme alla sua famiglia, di morte da uno stalker poi finito in galera per altre vicende. Attualmente non ci sono riscontri, ma è sicuramente una pista da non perdere di vista».
Qual è secondo lei allora l’ipotesi più probabile?
«Io propendo, ma è un mio parere personale, per l’evento criminoso. Il suicidio lo escluderei, anche perché dov’è il corpo? L’allontanamento mi sembra, per le esperienze che ho, assai improbabile».
Lo esclude del tutto?
«All’estero, in Belgio e in Irlanda, mi sono capitate situazioni di ‘allontanamento difensivo’, vale a dire situazioni di persone che sapevano di essere in pericolo e lasciavano i propri familiari per evitar loro dei guai. In questi casi può anche succedere che se ne vadano senza lasciare tracce, salvo ricomparire attraverso memorie successive. Ma non mi sembra questo il caso».
Quindi è più probabile il delitto?
«Io ne sono più che convinto, tra l’altro fuggire a piedi, senza macchina da quella zona mi pare difficile, e tra l’altro lei soffre di mal di schiena. Dovrebbe essersi mossa con un altro mezzo e con qualcun altro. Però, ripeto, senza documenti diventa difficile. Il mio compito è anche quello di stimolare la procura a riprendere con più vigore l’indagine evitando che la vicenda, come tante altre volte purtroppo è successo in Italia, non venga archiviata come allontanamento volontario, salvo poi scoprire che si trattava invece di omicidio».

Gianpaolo Annese