Formigine (Modena), 16 marzo 2013 - Riccardo Riccò ha chiesto il patteggiamento. Il ciclista di Formigine, squalificato per 12 anni dalle competizioni dal tribunale sportivo, tra una settimana comparirà in tribunale a Pavullo per rispondere penalmente di violazione della legge antidoping.

 

Il pm Pasquale Mazzei lo ha infatti citato direttamente a giudizio. In sede di udienza, però, sarà proposto al giudice di accettare il patteggiamento, accolto dal pm su richiesta del legale del ‘Cobra’, Fiorenzo Alessi. La pena ‘concordata’, secondo indiscrezioni, è di 2 mesi e 20 giorni: spetta però al giudice decidere se accoglierla. Era il febbraio 2011 quando Riccò rischiò di morire dopo un allenamento in montagna: per la Procura, lo scalatore, che all’epoca correva con il team olandese Vacansoleil, si era sottoposto a autoemotrasfusione in vista di una gara. Si tratta di una pratica dopante che il ciclista, dopo una prima ammissione della fidanzata davanti ai medici dell’ospedale di Baggiovara, ha poi negato.

 

Riccò ha sostenuto di essersi fatto solo un’iniezione di ferro. In sede di indagine, accusa e difesa avevano intrapreso una battaglia fatta di perizie mediche, acquisite anche dal tribunale antidoping che ha messo fine (anche in secondo grado) alla carriera dello scalatore, squalificandolo per 12 anni dalle gare.

 

Il patteggiamento in tribunale è stato scelto da Riccò «per mettere fine alla faccenda nel modo meno doloroso possibile — commenta l’avvocato Alessi — sul piano sportivo è andata male, il mio assistito ha bisogno di tranquillità». La vicenda penale potrebbe quindi concludersi tra sette giorni a Pavullo (il tribunale competente perché Riccò si sentì male a Serra): il patteggiamento permette al ‘Cobra’ di non risarcire i danni né al Coni né alla Vacansoleil, parti lese nel procedimento.
 

Valentina Beltrame