San Possidonio e Concordia (Modena), 4 novembre 2013 - I TERREMOTATI fanno la muffa nei container. E dovranno continuare così per un bel pezzo. «Ci vorranno almeno due-tre anni per eliminare anche l’ultimo prefabbricato». La previsione è di Stefano Draghetti, civico, sindaco di Cavezzo. Appena più ottimista il collega di San Possidonio Rudi Accorsi, «in un anno e mezzo vorremmo spostare tutti negli appartamenti». Comunque sia, è ancora lunga. E lo sanno bene nelle casette, troppe attese strette in pochi metri, troppo grigio, troppa terra che alla prima acqua diventa fango, troppi topi. Dentro, ambienti decorosi. Ma c’è umidità, tanta umidità. «La mattina raccolgo secchi di condensa, l’acqua cola dai muri», è rassegnata tra un colpo di tosse e l’altro Antonella Giorgi, 60 metri a Forcello, il villaggio più piccolo di San Possidonio. Il compagno, Leonardo Loberto, mette il carico: «A Concordia, almeno, c’è il controsoffitto. Qui niente. E fuori, ha visto fuori? Basta una giornata di pioggia e c’è un lago. Ti lamenti? Ti dicono di tacere». Lei invalida civile a 260 euro al mese; lui cassintegrato. Cosa manca? Il bagno rotto. Eccolo. L’uomo mostra il lavandino, c’è un buco grande così, «aspettiamo quelli delle riparazioni da un mese. E per fortuna che almeno abbiamo un grande sindaco». Sono le prime parole buone su un politico ascoltate in tre giorni. Invece la vicina Maria Buonanno non salva proprio nessuno. «Ci hanno messo nelle scatolette e ci hanno mollato. Avevo una borsa lavoro, tutto finito. Ho fatto qualche ora in campagna, la vendemmia, la raccolta delle pere... Ci viene da piangere. Il forno è rotto da due mesi ma qua non si vede mai nessuno. Viviamo nella paura delle bollette Enel».

IL VIAGGIO tra i terremotati dei container incontra ad ogni tappa le donne. Arrabbiate ma soprattutto indaffarate. Più multitasking che mai. Donne forti, capaci di sorridere, nonostante tutto, con scatti d’ironia. «Mi è arrivata una bolletta Enel di 1.137 euro e 25 centesimi. Sono pronta a pagare i 25 centesimi». Mattiella Santamaria, pugliese, vive in un container di San Possidonio e ogni giorno fa qualche passo per andare a controllare la sua vecchia casa, un condominio popolare in via Federzoni 16, lo chiamano «il palazzo rosso». Dovrà essere demolito, «dicono a dicembre». Ha ritrovato i suoi vecchi vicini, sono in tanti. «Ho ancora le mie cose là dentro — si rabbuia —. L’Acer mi ha detto che il trasloco me lo devo pagare io. Ma si può?». Il sindaco corregge: «Veramente ci aiutano i pompieri, noi abbiamo messo a disposizione un camioncino con due operai. Il problema è che là dentro è rischioso e non ci può entrare una ditta, servirebbe un piano di sicurezza, costosissimo». Solo che la gente l’ha capita in un altro modo e si sente abbandonata. «Spero di riuscire a tirar giù i miei mobili — guarda la sua vecchia casa con nostalgia Cristina Barin —. Era un anno che abitavo lì. Se ho fiducia nelle istituzioni? No, perché non stanno facendo niente». Silvana Cipollaro era appena entrata in affitto nel palazzone rosso. La vicina di container Maria Zannone è molto diretta: «Siamo nella m... Io quel che avevo in casa l’ho buttato. Da qui ce ne vogliamo andare. Quanti anni ci vogliono tenere? Dobbiamo forse diventare come l’Aquila?».

LE famiglie vivono situazioni al limite. Pensionati quasi sempre con la minima, cassintegrati, disoccupati, invalidi. Molti stranieri, molti anziani. Quartieri provvisori che hanno tutti gli ingredienti per diventare bombe a orologeria (sociale). Sotto il fango covano tensioni non così banali. Immacolata Teta, giovane mamma campana, da Concordia è demoralizzata: «Ci dicono beati voi che non pagate l’affitto. Ma questa non è vita. Arrivano 2.000 euro di bollette, in casa siamo in sei e lavora solo uno. Siamo tutti terremotati ma gli extracomunitari valgono più degli italiani. Sono più aiutati». Elisabetta Morescanti ha tre figli, uno con problemi gravi di invalidità che ha bisogno di terapia fisica (costosa). «Dall’anno scorso chiediamo una fermata della corriera, nisciuno risponde». Ma il premio delle citazioni lo vince un’assistente sociale. I terremotati si lamentavano del caro-bollette, lei ha risposto così: «Consumate meno». Però, a pensarci prima...

dall'inviato Rita Bartolomei