Parma, 8 febbraio 2014 – Come, 14 sedi? Resta imperturbabile all’osservazione il direttore dell’Aipo, Luigi Fortunato, ingegnere idraulico, 219mila euro lordi all’anno, "ma se si vuol fare bene il nostro mestiere bisogna essere come i calciatori". Perché meravigliarsi se l’agenzia per il Po ha casa dappertutto, immobili per lo più demaniali, almeno l’affitto no, quello non lo paga. Qui bisogna accontentare 4 regioni, l’Emilia Romagna non è neanche la più importante, deve vedersela con la terna di colossi, Piemonte-Lombardia-Veneto.

"La nostra agenzia va da Moncalieri al mare, tutti vogliono un ufficio sul territorio", è sereno l’ingegnere, che s’innervosisce solo quando gli rammenti le proteste dei sindaci modenesi e gli allarmi inascoltati sugli argini. "Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare — è convinto —. L’alluvione non era prevedibile. Non mi posso sentire responsabile. E non posso escludere che non si possa ripetere. Se sono vizi così occulti... Mi chiede se mi dimetterò, nel caso finissi indagato? Dipendo da un comitato d’indirizzo. Sono già stato indagato in Piemonte, per un allagamento molto più modesto".

Una visita al palazzo del Po, a Parma — questa è la casa madre, gli altri uffici in regione sono a Modena, Piacenza e Ferrara —, conferma l’impressione che si ha visitando il sito. Lì c’è già tutto. Ma per capirli bene, i numeri, conviene affidarsi a Romano Rasio, dirigente amministrativo, "120mila euro lordi all’anno, è tutto on line". In rete, appunto, c’è scritto che i dipendenti Aipo sono 360. Appena 80 i sorveglianti idraulici, insomma quelli che vanno sugli argini con gli scarponi. E osservano, e dovrebbero accorgersi se qualcosa non va.

"Altri 80 — conta Rasio — sono tecnici, vuol dire che programmano e collaudano le opere, non è che non escono. Se fanno tutto da soli? No, ci sono anche le consulenze. Un milione nel 2011, 1,6 nel 2012". E gli altri? "Amministrativi, 120 in tutto. Poi ci sono i dirigenti e i settanta regionali distaccati per occuparsi di navigazione sul Po". Ma 120 amministrativi sono un’enormità! "Non è vero — scatta Fortunato —. Quante persone dovremmo mettere nella gestione di presenze-assenze-ferie-bilancio-gare-espropri...". Mah. Così, se in un anno tipo Aipo spende 70 milioni, 14 servono per il personale, altri 6 per bollette e assicurazioni, 47 per interventi ordinari e straordinari sui fiumi, il resto per garantire la navigazione sul Po.

L’impressione finale è che ci siano troppi uffici e troppi impiegati nell’agenzia che deve prima di tutto curare la salute degli argini — quasi 4mila chilometri — ma finisce invece risucchiata in un mare di carte. Non solo. Salendo le scale di questo palazzo non troppo distante dalla stazione, a Parma, scopri che l’Aipo convive con Autorità di bacino del Po, Servizio tecnico degli affluenti minori e Arpa. Sigle e controsigle, alla fine sono centinaia di persone al capezzale del grande malato. Un tempo esisteva il magistrato del Po, la scritta campeggia ancora sul palazzo stile fascista, "e no che non possiamo togliere o aggiungere, è tutto tutelato dalla Soprintendenza", chiarisce Fortunato.

Il proliferare di sedi e uffici crea un’infernale moltiplicazione di segreterie. Esempio: a Modena per 285 chilometri di argine ci sono 6 sorveglianti, 3 tecnici e 3 amministrativi. Resta da chiarire un punto. In dieci anni l’Aipo sostiene di aver investito 225 milioni nei fiumi dell’Emilia Romagna. E allora com’è, per dirla proprio con un tecnico dell’agenzia, che gli argini modenesi sono "penosi"?

dall'inviato Rita Bartolomei