Carpi (Modena), 2 aprile 2014 - Laila e Hajar sono amiche e frequentano la stessa scuola, l’istituto Meucci. Come sempre, finite le lezioni, fanno la strada insieme in bicicletta per tornare a casa parlando dei compiti per il giorno dopo. Ma ieri qualcosa non è andato come al solito. Erano da poco passate le 13 quando uscendo da via Della Robbia, all’incrocio con via Molinari, proprio di fronte all’ingresso dell’ospedale, le due giovani si sono scontrate con un’automobile (foto) Nissan, guidata da un 26enne di Rolo, nel Reggiano. Violentissimo l’impatto. Le due ragazze di origine marocchina, il capo coperto dal velo secondo le tradizioni di origine, e lo zaino con i libri di scuola, sono state scaraventate in aria.

"Stavo camminando sul marciapiede dal lato opposto della strada — racconta un testimone —: ho visto le due ragazze arrivare, stavano ridendo, sentivo le loro voci. Erano una avanti e l’altra leggermente più indietro. L’auto non ha potuto fare nulla per evitarle". La polizia municipale sta compiendo tutte le indagini per accertare la dinamica del sinistro.

A terra restano una bicicletta, la ruota piegata, il catenaccio verde sbalzato più in là, i cellulari delle ragazze. Immediati i soccorsi e il trasporto delle giovani in ambulanza. Laila ha 20 anni ed era su una bicicletta nera; è stata più fortunata, era dietro l’amica, ha riportato lesioni al piede, ed è stata ricoverata a Baggiovara. Hajar, coetanea, invece è stato colpita in pieno dalla macchina. Caricata sull’ambulanza è stata scortata dalla polizia municipale fino al campo di atletica dove l’elicottero l’aspettava per portarla all’ospedale Maggiore di Bologna. Prognosi riservata per lei, ricoverata in serata nel reparto di rianimazione con lesioni gravissime. Sul luogo dell’incidente arrivano poco dopo i parenti; le zie, poi le sorelle. E le madri delle due giovani ferite continuano a ripetere "Diteci la verità", tremano, hanno paura. Si chiudono in piccoli gruppi, tutte strette, a piangere. Un giorno di scuola qualunque che si è trasformato in un incubo.

Maria Silvia Cabri