Modena, 25 giugno 2014 - Nove coltellate in una parte del corpo circoscritta, tra addome e torace. E’ stato ucciso così il 51enne di Marano Roberto Ricchi, ferito a morte da Franco Gabbi, 50enne di Savignano, venerdì sera durante un litigio in via Per Sassuolo a Vignola. Ieri pomeriggio è cominciata l’autopsia sul corpo della vittima, che si concluderà oggi. Il medico legale ha già contato le ferite provocate dall’arma da taglio. Dovrà chiarire diversi quesiti, fondamentali per ricostruire la dinamica dell’omicidio. Sarà fondamentale stabilire innanzitutto quale sia stato il fendente mortale e la sequenza delle coltellate.

Inoltre l’autopsia potrà dimostrare se si tratti di ferite da difesa, cioè se siano state inferte da Gabbi nel tentativo di difendersi, come lui stesso ha riferito nell’interrogatorio al Gip. Pare che il corpo della vittima non presenti particolari contusioni al volto o agli arti. Saranno effettuati inoltre gli accertamenti tossicologici per capire se Ricchi fosse in stato di alterazione psicofisica, ma i risultati arriveranno solo dopo l’estate. Si tratta di analisi importanti poiché il 51enne era reduce dal bar, dove aveva visto la partita Italia-Costarica con alcuni amici, che sostengono di averlo visto bere, ma solo una birra.

Ieri mattina il pm Marco Niccolini ha conferito anche l’incarico per una perizia medico-legale sulle ferite riportate dall’arrestato: i carabinieri hanno già fotografato alcune ecchimosi su un braccio di Gabbi, che saranno esaminate anche dal medico nominato dal pm in contraddittorio con i consulenti nominati dagli avvocati Luca Brezigar e Chiara Bardelli, che partecipano anche all’autopsia su Ricchi.

Intanto l’accusato - che sostiene di aver ucciso Ricchi per legittima difesa, poiché aggredito da quest’ultimo per una mancata precedenza in strada - ha trascorso la sua prima notte agli arresti domiciliari: «E’ più sollevato ora che è a casa — commenta l’avvocato Brezigar — ma sempre disperato per la morte di Ricchi. Non voleva ucciderlo». Proseguono le indagini dei carabinieri di Vignola e Sassuolo, che stanno scavando sul passato di entrambi per capire se nelle loro vite ci sia stato un incontro pregresso, smentito però dalle famiglie. I due si conoscevano solo di vista, poiché originari di Savignano, ma l’incontro sulla provinciale di venerdì sera sarebbe stato casuale. L’omicida ha raccontato al giudice di essere stato inseguito dalla Panda di Ricchi, che si sarebbe arrabbiato per una mancata precedenza. Avrebbe accostato e una volta scesi dai rispettivi veicoli, Gabbi sarebbe stato aggredito.

Un testimone suffraga questa tesi, mentre la compagna della vittima è sicura che Gabbi menta: «Roberto non era il tipo da aggredire qualcuno per una manovra stradale, e non possedeva coltelli». I carabinieri stanno cercando di stabilire a chi appartenga l’arma trovata a pochi metri dal cadavere di Ricchi. Gabbi dice che il rivale l’aveva in tasca, la convivente della vittima sostiene che Roberto non possedeva coltelli.

Valentina Beltrame