“Altro che problemi di ’ndrangheta... Da noi il terremoto non è mai finito”

Finale, ancora cinquecento sfollati. La comunità è innocentista VIDEO Ecco cosa pensano i cittadini IL COMMENTO La verità in fretta

l centro di Finale, che ancora risente pesantemente del sisma

l centro di Finale, che ancora risente pesantemente del sisma

Finale Emilia (Modena), 1 ottobre 2015 - «La Bianchini (...) non soltanto ha intrattenuto consapevolmente stretti rapporti con affiliati della cellula criminale ’ndranghetista, ma gode di ottime relazioni con l’amministrazione finalese, in prima persona con il sindaco Fernando Ferioli. È tuttavia la persona di Giulio Gerrini (...) in diretta ed esclusiva relazione col Ferioli, a costituire il referente privilegiato ed esclusivo del Bianchini».

Inchiesta Aemilia, l’ordinanza

 

Centro storico quasi deserto, qui il terremoto non è mai finito. Monumenti, chiese e palazzi imbragati, tanti negozi ancora vuoti, la torre dell’orologio – il simbolo della paura e della forza – ancora ridotta a un povero rudere. In mezzo, l’ostinazione di chi vuol ripartire. «Rischiamo di essere il primo Comune in Emilia Romagna sciolto per mafia? E allora? Forse che a Roma non c’è, la mafia? È dappertutto. Qui non siamo diversi».

Fastidio, indifferenza, prudenza (video). Finale Emilia si scrolla di dosso anche così il nuovo macigno. Con il sisma, l’alluvione, le grandinate che hanno messo in ginocchio le campagne, sono arrivati i fulmini dell’inchiesta Aemilia. Eppure. Una mezza giornata di domande in paese, l’interrogativo ripetuto a decine di persone. Insomma come vi sentite in questi panni? Sotto processo per capire se... Pochissimi ammettono «tristezza», «amarezza».

I più reagiscono negando che esista un problema. E se il problema c’è, è ovunque. E anche per dire questo, quasi sempre si chiede l’anonimato. Dalle piazze ai negozi ai bar. La gente appare ripiegata sul dramma della ricostruzione che fatica, 500 persone ancora sfollate, «mi piange il cuore a vedere il mio paese ridotto così». Un piccolo imprenditore edile ha un cenno di ribellione. Chiedi: ha lavorato nei cantieri della ricostruzione? Fa cenno di no. Perché? Sorride, non risponde. Un amico scatta: «Quando mai! Qua lavorano solo gli altri».

Le carte dell’inchiesta Aemilia raccontano dell’impresa di Augusto Bianchini, arrestato, per l’accusa favorito da Giulio Gerrini, capo dei Lavori pubblici, ai domiciliari per 42 giorni, sospeso dal Comune. Bianchini che, dicono i magistrati, aveva dato vita a una joint venture con Michele Bolognino, non proprio uno qualunque nella «cellula ’ndranghetista».

L’edicolante Lorena Balboni aspetta di capire. Un cliente sentenzia: «In Emilia Romagna la mafia esiste eccome. Ma scoprono solo quel che vogliono». Sara Ausbergher è ancora sfollata, vive con marito e figlio in un container di 40 metri che si è comprata, la casa dell’azienda agricola dev’essere ancora abbattuta, «le imprese non se la sentono di anticipare. C’è chi l’ha fatto ed è finito gambe all’aria. Certo non è piacevole finire alla ribalta per una cosa del genere...».

Il paese è per lo più innocentista, il sindaco Fernando Ferioli al massimo «doveva vigilare di più». «Lo rivoterei però deve cambiare la giunta», gli chiede Bruno Sala in attesa dal barbiere. Però. «Il problema non sono tanto le infiltrazioni – è il ragionamento di un anonimo –. Ha pesato per anni la mancanza di un segretario. Possibile che un Comune di 16mila abitanti, con un bilancio di 10-12 milioni, possa fare a meno di una figura chiave come quella? Hanno sottovalutato molto la situazione».

Lisa Malaguti, simpatie per il centrodestra, affonda: «Anche negli altri paesi avevano da fare ma non è scoppiato il bubbone. È che qui l’opposizione ha fatto un lavoro d’indagine che altrove non c’è stato. E poi la fase del dopo terremoto è stata gestita male. Il centro storico è stato abbandonato. Dopo tre anni e mezzo è ancora tutto fermo».