San Matteo, tensioni tra nomadi e residenti. "Non rispettano nessuno e sono insistenti"

Roulotte sotto il ponte della Tav. Abitanti e imprenditori: "Ci chiedono anche l’acqua"

Il campo nomadi (foto Fiocchi)

Il campo nomadi (foto Fiocchi)

Modena, 2 marzo 2015 - Piove e i campi che costeggiano via Canaletto sono ridotti a un acquitrino. All’altezza del ponte dell’Alta Velocità, poco prima della frazione di San Matteo, è impossibile non notare un gruppo di camper e roulotte parcheggiati in uno spiazzo. Non si tratta di un rivenditore, ma di un campo nomadi insediatosi a fine novembre. L’area è decisamente insolita, sia per essere proprio sotto l’infrastruttura della Tav che per la vicinanza al fiume Secchia (qui si ruppe l’argine durante l’alluvione dell’anno scorso). Almeno una decina le famiglie di rom accampate in pianta stabile, ma non è rara la visita di altre roulotte ‘amiche’. Il campo improvvisato è ridotto a una poltiglia di fango e intorno ai camper la sporcizia dilaga. Dall’altra parte della Canaletto i residenti osservano preoccupati l’evolversi della situazione e parlare di ‘convivenza difficile’ non è un eufemismo.

In particolare, le donne del campo raggiungono quotidianamente le case e le piccole aziende della zona. Non è raro, infatti, incontrare ragazze rom che si avventurano lungo la strada, incuranti del passaggio ravvicinato di camion e auto. Le ripetute visite alle abitazioni servono soprattutto a reperire generi di prima necessità, ma anche per riempire le taniche con acqua calda e fredda. Purtroppo, però, raramente si tratta di contatti pacifici e col tempo l’insistenza delle richieste è diventata insopportabile. «Non abbiamo niente contro i nomadi, ma siamo ormai assediati», confida una residente di strada Canaletto.

«Vengono a suonare ai campanelli ad ogni ora e se per caso non rispondiamo insistono fino allo sfinimento. Se poi quel giorno rifiutiamo di fornirgli assistenza veniamo presi a brutte parole, così non si può andare avant». Ma perché il campo si è insediato proprio sotto il ponte della Tav? «Da quello che sappiamo due nomadi sono agli arresti domiciliari e hanno dovuto comunicare alla Questura il luogo di reperibilità, quindi difficilmente se ne andranno presto». Vittime di questa non facile coabitazione anche alcune piccole aziende. «I rom sono qui da novembre ––racconta un imprenditore – e i primi tempi entravano liberamente nella mia attività per chiedere aiuto. Un pomeriggio abbiamo sorpreso due donne che tentavano di rubare due bottiglie di olio. Non ho voluto denunciarle, ma da quel momento tengo sempre la porta chiusa a chiave».

La convivenza è diventata così una sorta di tensione costante. «Continuo a fornirgli acqua calda – dice l’imprenditore – e non è raro che entrino nel mio giardino coi camper per rifornirsi senza chiedermi nulla. Per il momento preferisco assecondarli per evitare, nella peggiore delle ipotesi, che vengano a rubarmi di notte nel magazzino. Non è una bella situazione, ma spero che prima o poi intervengano le forze dell’ordine per farli traslocare altrove. Non riesco a capire come sia stato possibile autorizzare un insediamento in quello spiazzo».