Ottant’anni di classe ed entusiasmo: tutto il Teatro Comunale si inchina all’arte di Mirella Freni

I festeggiamenti per il compleanno del soprano modenese FOTO / VIDEO

Il Comunale ha celebrato la Freni con un calore straordinario (Foto Guerzoni)

Il Comunale ha celebrato la Freni con un calore straordinario (Foto Guerzoni)

Modena, 28 febbraio 2015 - E alla fine, proprio come una regina con il suo corteo, Mirella Freni è scesa dal palcoscenico (VIDEO), ha attraversato la platea fra il pubblico tutto in piedi, e nel foyer ha trovato una grande sorpresa, l’elegantissima torta (40 chili di pasta sfoglia e crema pasticcera, ovvero circa 800 porzioni...) preparata per lei dallo staff della storica pasticceria Remondini. «Auguri Mirella!», in un tripudio di rose di zucchero. Un compleanno è sempre una festa, e la festa per Mirella, nel giorno esatto delle sue 80 primavere, non poteva che essere qui, al teatro Comunale, su quel palco che la vide debuttare sessant’anni fa nella ‘Carmen’ di Bizet. Quella di ieri sera è stata la serata degli amici, dei modenesi, di quelli nati all’ombra della ‘Ghirlandeina’ che la corale Rossini ha intonato già in apertura dello spettacolo: «Una serata in famiglia», ha esordito il maestro Aldo Sisillo, direttore del Comunale, prima di accogliere Mirella sul palco, per la prima, lunghissima ovazione del pubblico. «Vi voglio bene, grazie – ha detto lei commossa –. Io sono innamorata sempre della mia terra, della mia città: guai a chi mi parla male di Modena».

In un Comunale gremitissimo (FOTO), con tante signore in abito di gala («Oh, finalmente una bella serata», gongolava una di loro con un’amica), varie autorità in platea, il prefetto Di Bari, i rappresentanti delle forze dell’ordine, una nutrita delegazione della Giunta comunale, personalità e volti noti, si è ripercorsa la storia di Mirella fin dal suo esordio. «Vedo la tua uscita in scena, quel 3 febbraio 1955, come se fosse adesso: sembravi un angioletto che cadeva dal cielo», ha ricordato Giuseppe ‘Pippo’ Gherpelli, decano del teatro modenese. Con Alberto Mattioli, giornalista e critico musicale, Mirella ha ripercorso alcune tappe della carriera, ha raccontato chicche e anche aneddoti gustosi, come lo scherzo che le fece il suo Nicolai che la chiamò per sentire «una brava cantante» alla radio, e lei non riconobbe la sua voce, «Eh, non mi piace riascoltarmi...».

Toccanti frammenti video (come una rarissima clip della ‘Bohème’ del 1967 al Comunale con Luciano Pavarotti e la direzione di Leone Magiera) si sono alternati alle arie eseguite da due allievi del Cubec, il tenore Matteo Lippi e il soprano Ruzan Mantashyan. «Il ricordo per me più emozionante di Mirella è quello dell’Evgenij Oneghin al Metropolitan di New York – ha proseguito Gherpelli –. Il pubblico non finiva di applaudire». «Non ho mai contato le recite che ho fatto – ha aggiunto Mirella nella conversazione –. Forse perché sono del segno dei Pesci: c’era il pesce cantante e il pesce di casa. Finivo di cantare e tornavo a Modena».

E – come già mercoledì sera alla Scala – ha rievocato il momento in cui ha deciso di lasciare (senza clamori) il palcoscenico per dedicarsi all’insegnamento e ai giovani: «Le voci ci sono, mancano i maestri: li fanno urlare come i pazzi». La Modena di Mirella si è commossa insieme a lei alzando i calici nel finale: cin cin alla musica, cin cin alla bellezza, cin cin a una stella che brilla ancora gioiosa, e ci regala ogni volta la felicità e il brivido di sentirci modenesi.