Modena, 17 agosto 2011- QUANTO è lunga la nostalgia? Pressapoco undicimila chilometri, come la distanza che c’è tra Rosario e la Ghirlandina. E soprattutto se sotto la ’Pioppa’ sono nati due dei tuoi tre figli, trentotto anni senza rivedere Modena alla fine diventano un lasso temporale assolutamente insopportabile. E allora Rubens Merighi (Merighi primo, come si diceva una volta, visto che nei canarini degli anni Sessanta c’era anche il modenesissimo Gianni Merighi), oggi settantenne, approfittando di una lunga vacanza in Europa non ha potuto non passare da quella che è assolutamente la sua città adottiva e dove ha giocato per ben nove stagioni.
Merighi, come arrivò a Modena?
«Nel 1961 dal Newell’s Old Boys, la squadra dove è cresciuto poi Messi, ero andato un anno alla Lazio senza mai giocare, poi ebbi la grande fortuna di arrivare a giocare con i canarini».
Com’è stato rivedere Modena dopo tanto tempo?
«Ho trovato una città cambiata, molto più grande di quando ero tornato in Argentina, ma sempre affascinante, la via Emilia, la Ghirlandina, tanti ricordi. E bellissimi negozi, sono anche passato davanti alla boutique di Amos Adani, avrei voluto riabbracciarlo ma purtroppo il negozio era chiuso. Poi sono andato a rivedere le case dove ho abitato, prima in viale Medaglie d’Oro poi in viale Reiter. E i miei figli Fabio e Sabrina hanno rivisto la clinica dove sono nati, la giornata è volata via in fretta».
Ieri mattina la rimpatriata con alcuni dei vecchi compagni...
«Meraviglioso, c’erano Aguzzoli, Borsari, Goldoni e Giorgis. Sergio Brighenti è diventato presidente onorario? E ’una cosa bella, sono contento per lui».
E’ stato anche al ’suo’ vecchio Braglia. E’ un po’ cambiato...
«E’ diventato una stadio stupendo, sono anche stato sul campo, ho fatto tante fotografie. una giornata incredibile, ho ricevuto da tutti una bellissima accoglienza».
Lo sa che lei come presenze nel Modena è il 7° giocatore di sempre con 226 partite?
«Non credevo di averne fatte così tante... Certo è che di campionati in gialloblu ne ho giocati parecchi, ho fatto solo una parentesi al Torino nel 1967/68, ero diventato amico del povero Gigi Meroni, mangiavamo ogni giorno nello stesso ristorante».
Sotto la Mole frequentava spesso anche Chinesinho che era alla Juventus...
«Una grande amicizia nata quando giocavamo insieme nel Modena, era stato anche mio testimone di nozze. E’ stato un immenso dolore per me quando è mancato».
Dei canarini dei suoi tempi con chi è rimasto particolarmente in contatto?
«Con Jorge Toro ci telefoniamo almeno una volta al mese. Che grande giocatore, tirava le punizioni in modo eccezionale, ricordo l’anno che con noi giocava centravanti Spelta, quello di gol ne segnava parecchi».
Un suo gol al Braglia nel settembre 1963 regalò l’ultima vittoria del Modena sulla Juventus...
«Tutti ricordano quella rete, ma ne ho segnate diverse altre ed anche più belle. Quella volta ebbi fortuna saltai colpendo il pallone sulla nuca e sorpresi Anzolin».
Dall’Argentina segue il Modena di oggi?
«La nostra stampa parla molto della serie A, purtroppo della B parla poco, ma cerco sempre di essere informato».
Lo sa che nell’ultimo Modena di A il fantasista era Pasino, che il padre aveva chiamato Rubens in suo onore dopo aver visto un suo gran gol al Torino?
«Me l’hanno detto, è un grande onore, ma c’erano tanti giocatori più forti di me....».