Modena, 7 giugno 2012 - «Passavano gli schemi agli avversari, per questo sono stato anche costretto ad allenarmi a porte chiuse».
L’accusa shock arriva da Fulvio Pea che, ospite telefonico ieri sera di Barba e Capelli su Trc Telemodena, spara a zero contro i destabilizzatori già chiamati in causa con l’intervista a Sky.
«Hanno tentato di destabilizzare l’ambiente ma non ci sono riusciti», aveva detto il tecnico un paio di giorni fa, e ieri ha alzato il tiro o, a seconda dei punti di vista, il livello dello scontro chiamando in causa «quanti in questa stagione non hanno voluto il bene del Sassuolo».


Succedeva che, spiega il tecnico, «gli avversari conoscessero in anticipo i nostri schemi provati in allenamento: chi ha fatto il doppio gioco non lo so e non mi interessa, io so quello che ho fatto io, ovvero proteggere e tutelare una squadra per la quale parlano i numeri, ovvero ottanta punti, quaranta punti in casa e quaranta in trasferta».

Nomi, Pea, non ne fa e nemmeno dice se questi sospetti, poi diventati certezze («i ladri hanno commesso l’errore di consegnare la ‘refurtiva’ a gente che conoscevo», aggiunge il tecnico neroverde) possano o meno essere costati i punti complici i quali il Sassuolo anziché in A, è andato a sbattere sullo scoglio Samp, ma le accuse ci sono, e sono gravissime. Il tecnico, del resto, aveva già parlato di «nemici in società» e, vista anche la struttura – oltremodo snella – di piazza Risorgimento, non servono grossi sforzi di fantasia per capire a chi alluda Pea, visto che in sede, siedono un presidente, un direttore generale, un responsabile dell’area tecnica, un segretario e altre figure non, senza offesa, di così primissimo piano.

«Quella dei nemici in società, del resto, era una cosa che avevo già detto a suo tempo. Mi sono trovato affibbiato a tutte le panchine d’Italia e questo succede o quando sei bravissimo o quando qualcuno non ti vuole tra i piedi, e nel mio caso credo che si trattasse della seconda ipotesi», ha detto ancora Pea, derubricando a «personali» i suoi colloqui con Squinzi e sulla vicenda che a questo punto alza, ammesso ce ne fosse bisogno, ancora il livello dello scontro con accuse chiarissime.


«Credo – ha poi aggiunto - che siamo tutti persone intelligenti: io volevo il Sassuolo in serie A come lo volevano altri, ovvero tutti quelli che avevano questa ambizione, e molti miei atteggiamenti sono stati figli della mia volontà di proteggere la squadra da chi faceva altri giochi». Accuse gravissime, destinate a fare discutere, anche al netto del futuro di Pea e del Sassuolo.


«Io voglio fare l’allenatore», ha detto ancora Pea ieri sera in tv, aggiungendo, riguardo alle intenzioni di Squinzi che «il Dottore sa cosa ha costruito in questi anni e cosa ha fatto per la città. Mi auguro che il progetto continui, ma ognuno di noi sa cosa ha fatto per la squadra, e per me parlano gli ottanta punti. Per costruire un futuro, se ci sarà, si può partire da qui».
 

Stefano Fogliani