"Ragazzina stuprata più volte", sono due i giovani sotto accusa

Gli altri due amici avrebbero solo assistito. La difesa: "Lei era consenziente"

Una ragazza cerca di difendersi da un'aggressione (foto repertorio)

Una ragazza cerca di difendersi da un'aggressione (foto repertorio)

Modena, 25 giugno 2016 - Violentata non una ma più volte, dopo essere stata convinta quasi con dolcezza a salire in auto. Avrebbero approfittato del suo passato difficile e della necessità di sentirsi parte di qualcosa. Sono due (e non quattro, come erroneamente riportato in precedenza), i giovani indagati per stupro nei confronti di una ragazzina che all’epoca dei fatti non aveva neppure 14 anni. Secondo la denuncia sporta due anni fa dai genitori della bambina, il branco avrebbe approfittato della sua ingenuità per convincerla in più occasioni a prender parte ad alcune serate in un comune della provincia, per poi abusare sessualmente di lei. Gli altri, quelli che avrebbero osservato senza batter ciglio, non risultano indagati.

Nel corso del processo con rito abbreviato i genitori della ragazzina si sono costituiti parte civile e la sentenza è prevista per il prossimo ottobre. Giovedì mattina l’adolescente non ce l’ha fatta a presentarsi in aula per testimoniare. Secondo i legali che la assistono è ancora terrorizzata e dolorante, ma nell’anima. Ora la parte più difficile, come in tutti i processi per violenza sessuale, sarà quella di provare lo stupro.

Tutto, infatti, si basa sulla credibilità della persona offesa ma la pubblica accusa non avrebbe messo in discussione l’attendibilità della denuncia presentata ai carabinieri dai genitori della minore.

Gli imputati si sarebbero difesi l’uno confermando il rapporto ma giudicandolo consenziente e l’altro sostenendo di non averla mai ‘toccata’. Entrambi avrebbero spiegato in sede di interrogatorio di non essere a conoscenza della reale età della bambina. Il reato contestato ai due, quindi, non è violenza di gruppo ma stupro nei confronti di una minore di anni 14. Il timore è che spesso, in processi contro violenze denunciate solo verbalmente, si verifichi uno scambio dei ruoli; ovvero la vittima passi dalla parte del torto. Affinchè le donne che hanno subito abusi non si sentano sole, a marzo dello scorso e per la prima volta in città L’Udi si è costituita parte civile al processo contro un appartenente alle forze dell’ordine. In questo caso una ragazza ha denunciato infatti di essere stata stuprata nel bagno di un locale dell’Appennino proprio da un uomo in divisa che lei conosceva da tempo e molto più grande. L’uomo è stato rinviato a giudizio ed il processo inizierà ad ottobre.

La presenza dell’associazione è volta a sostenere le vittime, come spiegato anche da uno degli avvocati che più si occupa dei delicati temi, Vincenza Rando: «L’Udi ha modificato il proprio statuto per potersi costituire e il giudice ha accettato – ha detto – il problema vero nelle violenze è la prova. Chi subisce è spesso sola e gli abusi avvengono in contesti isolati. Inoltre affrontare questi processi, per chi ha subito uno stupro, è difficile perchè nel corso del procedimento gli imputati spesso le additano, cercano di farle crollare con la classica frase: lei ci stava, le piaceva. In questi procedimenti è importante – spiega la Rando – che le donne restino accanto alle altre donne perchè quando si denuncia una violenza, è perchè la si è subita». A spiegare l’importanza del sostegno è anche Laura Piretti, responsabile nazionale Udi. «Abbiamo scelto di costituirci parte civile al processo per stare accanto ad una giovane che si è fidata di una persona teoricamente insospettabile, per poi essere stuprata. Anche in altre occasioni, come quella del delitto del Circeo, c’erano stati altri tentativi da parte dei gruppi femministi di costituirsi, ma non erano stati accettati. Il giudice, invece, ha accolto la nostra richiesta, perchè quando una donna viene ‘violata’ siamo tutte parte lesa. Aveva bisogno di essere incoraggiata e quando ci ha visto accanto a lei e per lei in aula si è rincuorata. E ad ottobre non la lasceremo sola».