Terremoto, la ricostruzione frenata: il peso della burocrazia e le proroghe della Regione

“Un’azienda impiega più di un anno per riuscire a ottenere i contributi” VIDEO1 Novi VIDEO2 Sfinge

Il castello di Finale Emilia

Il castello di Finale Emilia

Modena, primo maggio 2015 - Fine lavori, per quanti? Insomma, ormai tre anni dopo il terremoto del 20 e 29 maggio 2012, quanti proprietari di case danneggiate hanno potuto dire, siamo arrivati in fondo? Il numero non si trova negli aggiornamenti della Regione. Che invece fa sapere: concesso un miliardo per gli edifici danneggiati, erogati 480 milioni, entrato nella filiera del finanziamento il 95% del patrimonio compromesso. Numeri più bassi per le imprese. Tre miliardi i danni stimati subito dopo le scosse, 673 i milioni concessi per decreto, 243 quelli erogati. Numeri che, chiaramente, non tengono conto delle assicurazioni.

Per capire le ragioni della frenata basta avventurarsi nelle pratiche Sfinge – nome già evocativo –, che regola i contributi alle aziende. A pesare è soprattutto la mole di dati richiesti. Che vale da sola più di un anno di lavoro. Un imprenditore mister X che si svegliasse solo oggi e si rivolgesse a un professionista per farsi compilare i moduli, a Natale, in media, avrebbe messo in fila tutti i documenti da spedire alla Regione. Vuol dire progetto urbanistico, di miglioramento sismico (obbligatorio), computo metrico estimativo, altri progetti vari (elettrici, meccanici, idrici, sanitari). Infine perizia giurata del danno che può avere quattro passaggi, edificio-macchinari-scorte-eventuale delocalizzazione. Mica finisce qui. Passano altri 90 giorni prima di essere autorizzati dalla Regione (richieste di integrazione comprese). A questo punto il pacco può essere spedito al nucleo di valutazione, nello slang della burocrazia di chiama S.i.i., soggetto incaricato dell’istruttoria, gruppo di saggi che in qualche settimana verifica, autorizza o boccia.

Nel frattempo sono trascorsi almeno dieci mesi. A quel punto l’imprenditore se è soddisfatto può spedire la mail di accettazione, il presidente Bonaccini firma il decreto che assegna i contributi. Per avere i primi soldi in banca, passano in media altri 3-4 mesi. E non siamo ancora alla fine. Elenca meticolosamente i passaggi Francesco Pullè, ingegnere di San Felice, consigliere dell’Ordine modenese, nel comitato dei 110 professionisti che hanno scritto ai sindaci del cratere (senza ottenere risposta), per chiedere un alleggerimento della burocrazia.

E davvero si può spiegare tutto avanzando la percentuale che gira in Regione, il 3% dei professionisti concentra il 20% degli incarichi? Di sicuro la lamentela è trasversale – ad esempio arriva dagli agricoltori per l’alluvione, modello Sfinge anche lì – e la stessa Regione è stata costretta a concedere proroghe su proroghe. Un indizio.

Non così rassicurante la conclusione di Eugenia Bergamaschi, vicepresidente regionale di Confagricoltura. «Le imprese muoiono di burocrazia. Sempre, non solo dopo le sciagure. Troppo complesse le pratiche, sembrano tesi di laurea. Così si è rallentato tutto. La semplificazione? Per ora solo parole». Pullè mette il carico: «Il controllo di Sfinge affidato a Invitalia a dicembre 2014 è costato alla Regione 31 milioni. Dieci in meno le parcelle dei professionisti sulle pratiche liquidate. Ognuno si faccia un’idea».