Attentato a Rouen, paura tra i sacerdoti. "La nostra forza è il perdono"

Don Gregorio dopo l’omicidio in Francia: "Non arrendiamoci"

Don Gregorio Colosio (Fiocchi)

Don Gregorio Colosio (Fiocchi)

Modena, 27 luglio 2016 -«Ci arrivano dietro le spalle e noi non ce ne accorgiamo. Uccidono in nome di Allah e stanno provando a distruggerci, ma non dobbiamo cedere, altrimenti vinceranno loro. Siamo sgomenti per quello che sta succedendo e la paura è tangibile». Un attacco alla fede, ai valori cristiani, ai nostri simboli in nome di una ‘pulizia religiosa’ che pare essere solo all’inizio. Questo rappresenta il terribile attentato di Rouen, dove un terrorista ha sgozzato senza pietà padre Jacques Hamel. A chiedere di non arrenderci al male ma di continuare a seguire la strada dell’accoglienza e del perdono è Don Gregorio Colosio, monaco benedettino per vent’anni parroco di San Pietro, da sempre impegnato nel sostegno e aiuto degli immigrati.

«E’ un momento triste per tutti noi – afferma – quanto accaduto in Francia riporta alla mente l’assassinio di Tibhirine avvenuto nel 1996, quando sette monaci trappisti furono sequestrati dal loro monastero in Algeria e uccisi. Tagliarono loro la testa e bruciarono i corpi. Allora, come oggi, si è temuto che gli attacchi di gruppi islamici armati aumentassero. Ci colpiscono alle spalle all’improvviso e non ce ne rendiamo conto. Alcuni cardinali ci avevano messo la pulce all’orecchio anni fa: non accogliete i musulmani - dicevano - o si rivolteranno contro di voi. Ma ritengo che la nostra strada debba essere quella dell’accoglienza e della pace, perchè l’amore combatte l’odio. Sembra che la violenza dei terroristi sia radicata in parte nelle loro tradizioni – afferma don Gregorio – e nella sanguinaria missione di fulminare i ‘cristiani infedeli’. Il Corano non c’entra, sono in contrasto col vangelo e con la misericordia».

Amareggiato il monaco spiega come i momenti di forte tensione coincidano proprio conla giornata mondiale della gioventù in Polonia, dove si è recato anche il vescovo Don Erio Castellucci. «Credo che nulla accadrà perchè ci saranno due milioni di persone e la loro fede terrà lontana l’insidia del nemico. Dobbiamo aprire le porte al prossimo senza paura anche perchè la cattiveria c’è sempre stata, a partire dal nazismo».

L’impegno di Don Gregorio nell’accoglienza continua anche oggi: «Al martedì e giovedì insieme alla Caritas distribuisco i pasti ai bisognosi, quasi tutti musulmani, algerini e marocchini. Spesso ridono davanti al crocefisso, affermando che i cristiani credono in cose assurde. Non capiscono il messaggio d’amore che esso rappresenta. E’ bene non generalizzare ma anche i terroristi quando arrivano nel nostro paese sono mansueti, poi si trasformano. Noi cristiani siamo divisi, luterani, evangelici, anglicani ma le nostre divisioni si contano sulle dita di una mano; loro hanno tantissime distinzioni e ci sono quelle che seguono gli ideali della guerra. Hanno trovato il sistema di penetrare attraverso la ricerca del lavoro e della stabilità poi, però, si rifanno sui deboli inneggiando ad Allah. L’allarme è forte».