Venerdì 19 Aprile 2024

Isis avanza, Turchia verso il blitz. Assalto dei manifestanti curdi del Pkk a Montecitorio

I curdi siriani scandivano cori contro la Turchia "terrorista" e Erdogan "assassino", chiedendo ascolto all'Italia. L'accusa a Istanbul è quella di aver appoggiato la rivolta contro Assad, e indirettamente aiutato quindi l'Isis, che ora minaccia varie zone curde in Siria e Iraq

Tensione durante la manifestazione del popolo Curdo davanti Montecitorio (Ansa)

Tensione durante la manifestazione del popolo Curdo davanti Montecitorio (Ansa)

Roma, 2 ottobre 2014  - In sala stampa è arrivato il frastuono delle modanature in ottone del portone d'ingresso scosse dal trambusto. E' stato un folto gruppo di manifestanti del Pkk curdo ad arrivare a un passo dal coronare con l'ingresso nell'atrio quello che può definirsi un breve quanto concitato 'assalto' alla Camera. Gli attivisti sono riusciti a superare il cordone di rispetto che separa la zona di piazza Montecitorio riservata alle manifestazioni dall'area di accesso al Palazzo. Tanto da arrivare a ridosso del picchetto d'onore che lo presidia, nei giorni di seduta. Praticamente subito prima della soglia d'accesso. Un breve e serrato 'spintonamento' da parte delle forze dell'ordine ha liberato l'area e portato i manifestanti al di fuori della 'zona rossa', mentre all'interno del Palazzo l'androne di Montecitorio si riempiva di cronisti e di assistenti parlamentari per 'rinforzare' la tenuta del portone. Dopo gli attimi di tensione, prosegue nella piazza di Montecitorio, ma ora pacificamente, la protesta dei circa sessanta manifestanti curdi-siriani che si sono seduti a terra tenendosi per le braccia e continuando a scandire cori contro la Turchia "terrorista" e Erdogan "assassino", chiedendo ascolto all'Italia.

VOLEVAMO FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE: LA TURCHIA SOSTIENE L'ISIS - "Dovevamo fare una sorpresa, altrimenti qui chi sente la nostra voce? Nessuno sente la nostra voce". Così uno dei manifestanti curdi racconta il tentativo di irruzione a Montecitorio, compiuto questa mattina. "Noi vogliamo solo difendere i nostri territori dall'Isis e urliamo slogan contro la Turchia perché la Turchia sostiene l'Isis - prosegue - Noi curdi vogliamo essere liberi, non vogliamo essere attaccati: siamo oltre 50 milioni, non abbiamo il diritto di vivere come tutti gli altri?". "La maggior parte di noi vive e lavora in Italia. Siamo tutti curdi ma veniamo da diversi Paesi: Siria, Turchia, Iraq - spiega l'uomo, che dice di chiamarsi Said - Io sono qui da quindici anni, ho anche due figli che sono italiani. Oggi sono qui con alcuni amici per cercare di far sentire la nostra voce e per chiedere all'Italia da aiutarci". "Vogliamo parlare con qualche responsabile, vediamo cosa ci dicono: il ministro degli Esteri sarebbe l'ideale", è la richiesta. E alla domanda se i manifestanti appartengano al Pkk, viste le bandiere con i simboli del movimento e del suo leader Ocalan, risponde: "Noi siamo curdi, apparteniamo al popolo curdo e basta. Apparteniamo a tutti quelli che vogliono difendere i diritti e il popolo curdo".

SIRIA, LA TURCHIA PRONTA A INTERVENIRE - Prosegue l'avanzata degli jihadisti sunniti dello Stato islamico, giunti al confine tra Siria e Turchia, mentre il Parlamento di Ankara si prepara a votare l'intervento militare contro l'Isis. I miliziani hanno annunciato di essere giunti alla periferia della città di Kobani, lungo il confine con la Turchia, nonostante i raid aerei degli Stati Uniti e dei Paesi alleati. Il Parlamento turco ha approvato la mozione del governo che apre alla possibilità di inviare truppe in Iraq e Siria per fronteggiare l'Isis e "ogni altra formazione terrorista".

L'ALTRO FRONTE - In Iraq gli jihadisti hanno preso il controllo delle stazioni di polizia e delle istituzioni governative della città di Hayt, nel governatorato di Anbar, 110 chilometri a ovest di Baghdad. Athal Fahdawi, membro del consiglio provinciale di Anbar, ha accusato l'Isis di utilizzare i civili come "scudi umani". Da un rapporto dell'Alto commissariato per i diritti umani e della missione Onu in Iraq (Unami) emerge che i miliziani si sono macchiati di esecuzioni di massa, sequestri di donne e bambine come schiave sessuali e dell'uso di bambini-soldato e per questo potrebbero essere chiamati a rispondere di "crimini di guerra o contro l'umanita'". "Il campionario di violazioni e abusi perpetrati dall'Isis è sconvolgente", ha commentato l'Alto commissario per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein, "e molti di questi atti potrebbero costituire crimini di guerra o contro l'umanità".

BILANCIO DI SANGUE  - Secondo il rapporto, almeno 9.347 civili sono stati uccisi e 17.386 sono rimasti feriti nel mese di settembre in Siria e Iraq. Nel rapporto si denunciano "attacchi mirati a civili e alle loro infrastrutture, esecuzioni, omicidi di civili, rapimenti, stupri e altre forme di violenze sessuali e psicologiche contro donne e bambini, il reclutamento di bambini, la distruzione e la profanazione di luoghi di culto religioso o di importanza culturale, la distruzione e il saccheggio di proprieta' e la negazione delle libertà fondamentali".