Omicidio di Garlasco, requisitoria del pg: "Stasi va condannato a 30 anni"

Dopo la discussione tra le parti sull'acquisizione o meno di una foto, il sostituto procuratore generale ha tenuto la requisitoria, duarnte la quale ha detto che "l'imputato ha ostacolato le indagini" di Gabriele Moroni

Alberto Stasi

Alberto Stasi

Garlasco (Pavia), 24 novembre 2014 - Nuova udienza del processo d'appello bis che vede imputato Alberto Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto del 2007.  

Dopo la discussione tra le parti sull'acquisizione o meno di una foto, il presidente della Corte d'Appello Barbara Bellerio ha chiesto all'imputato se voleva dichiarare qualcosa ma la risposta è stata negativa: Stasi non ha voluto lasciare dichiarazioni.  Così, il  sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini ha cominciato il suo intervento che si è chiuso con la richiesta di "condannare Stasi a 30 anni di carcere con l'aggravante della crudeltà" anche in base ai nuovi elementi indiziari emersi in questo nuovo procedimento che, essendo celebrato con rito abbreviato, si tiene a porte chiuse. Ad ascoltare la requisitoria, che è durata fino al tardo pomeriggio, oltre ad Alberto erano presenti i genitori di Chiara, Giuseppe e Rita Poggi. 

La stessa richiesta di condanna nei confronti dell'ex studente bocconiano era stata chiesta anche nei processi di primo e secondo grado che si erano conclusi con una assoluzione. La Cassazione poi aveva annullato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano rinviando il procedimento davanti ad una nuova sezione, cioè quella davanti al quale è in corso il dibattimento. Il verdetto è previsto per il 17 dicembre. 

PG: "STASI HA CERCATO DI OSTACOLARE INDAGINI" - In un passaggio della requisitoria, il pg Barbaini ha detto che Alberto Stasi ha "sistematicamente" cercato di ostacolare le indagini con omissioni che sono andate al di là del diritto di difesa. Poi ha  sottolineato come "in tanti anni di attività non si era mai verificato che due sentenze avessero escluso" un accertamento "così importante" come quello relativo alla camminata di Stasi, sui due gradini della scala della villetta dei Poggi sulla quale il giovane trovò il corpo senza vita di Chiara. I nuovi esami, disposti dalla Corte d'assise d'appello nell'ambito della rinnovazione parziale del dibattimento, hanno invece compreso anche quei due gradini e sono arrivati a stabilire l'impossibilità che Alberto non si fosse sporcato di sangue le suole delle scarpe. Sempre secondo il pg, "Stasi riferisce dei particolari che solo l'assassino poteva sapere". Per esempio il giovane dice di aver notato il cadavere di Chiara Poggi all'altezza del sesto gradino, in realtà poi il corpo senza vita scivolò verso il fondo, quindi "lo descrive come lo lasciò". Inoltre, ci sono grosse contraddizioni. Barbaini spiega che "Stasi, interrogato 15 agosto e interccettato il 17 agosto al comando della compagnia di Vigevano, mentre parla con le cugine Cappa, descrive il viso  di Chiara bianco quando invece era insanguinato con i capelli raggrumati". Il 22 agosto, l'imputato renderà dichiarazioni spontanee in Procura nelle quali spiegherà di essere stato agitato e di aver descritto ciò che cerdeva di aver visto.

Barbaini ha aggiunto che "Alberto Stasi si lavò le mani sporche di sangue dopo avere ucciso Chiara Poggi". A sostegno di questo ragionamento, che rappresenta uno degli elementi di maggiore novita' emersi oggi dalla ricostruzione dell'accusa, il pg ha portato una fotografia agli atti dell'inchiesta. In questa immagine si vedono le impronte di 4 dita insanguinate (escluso il pollice) sulla spalla sinistra della maglia del pigiama rosa indossato dalla ragazza al momento del delitto. Quattro impronte di cui non si e' trovata la 'firma' per un errore degli investigatori che girarono il cadavere, facendo cosi' imbrattare tutto il pigiama di sangue ed eliminando i nitidi segni delle dita visibili nella foto. Adesso il pg valorizza queste impronte collegandole a un altro elemento gia' noto, la presenza di impronte di Stasi miste al sangue di Chiara sul dispenser nel bagno della villetta di via Pascoli dove la ragazza venne assassinata. NNNN

di Gabriele Moroni