Papa Francesco riceverà Shimon Peres il 4 settembre in Vaticano

Lo ha confermato la Sala Stampa della Santa Sede.

Papa Francesco con Abu Mazen e Shimon Peres l'8 giugno per linciontro di preghiera (AFP)

Papa Francesco con Abu Mazen e Shimon Peres l'8 giugno per linciontro di preghiera (AFP)

CdV, 1 settembre 2014  - Giovedì prossimo, 4 settembre Papa Francesco riceverà l'ex presidente israeliano Shimon Peres. Lo ha confermato la Sala Stampa della Santa Sede.

L'8 giugno Peres era stato, con il presidente palestinese Abu Mazen e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, uno dei protagonisti dello storico vertice di preghiera convocato da Papa Francesco nei Giardini Vaticani. "Quella preghiera assolutamente non è stata un fallimento", ha dichiarato Papa Francesco in risposta a una domanda dell'inviato del quotidiano cattolico La Croix che il 18 agosto - sull'aereo da Seul - aveva parlato di "fallimento" perché subito dopo il vertice di preghiera per il Medio Oriente, che si è tenuto in Vaticano, è esplosa la crisi di Gaza. 

"L'iniziativa - ha ricordato il Papa in quell'occasione - non è uscita da me, ma dai due presidenti, l'israeliano Shimon Peres e il palestinese Abu Mazen: loro mi hanno fatto arrivare questa inquietudine. Questi due uomini sono credenti, sono convinti". Peres e Abu Mazen "volevamo - ha rivelato ai giornalisti Papa Francesco - che l'incontro per pregare si realizzasse già durante la mia visita in Terra Santa ma non si trovava il posto giusto: il costo politico di andare dall'altro sarebbe stato troppo alto per ciascuno dei leader, e anche in nunziatura non era facile: il presidente palestinese avrebbe dovuto attraversare Israele". 

"Così - ha spiegato Francesco - abbiamo deciso di incontrarci tutti in Vaticano, invitando anche Bartolomeo, il patriarca ecumenico, non dico il capo dell'ortodossia perché sarebbe usare termini che forse non piacciono a tutti. Ma è stato bene ci fosse. Si deve pregare perché si segua la strada del negoziato". "Certo - ha ammesso il Papa accennando all'invasione di Gaza seguita all'uccisione dei tre ragazzi ebrei - poi è arrivato quel che è arrivato. Ma è qualcosa di congiunturale. L'incontro di preghiera non lo era: è stato un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è aperta".