Passera: "Centrodestra schiavo di Renzi". E accelera: così rilancio l'Italia

L'ex ministro presenta il suo partito: 400 miliardi per uscire dalla crisi. E rivendica: "Le mie liberalizzazioni hanno fatto calare anche le bollette del gas e ho favorito le start up"

Corrado Passera (Imagoeconomica)

Corrado Passera (Imagoeconomica)

ROMA, 29 gennaio 2015 - «LA GENTE arriva da tutta Italia, siamo oltre ogni aspettativa». Corrado Passera, 60 anni, ha lo slancio del diciottenne che sta organizzando la festa del liceo. Lui prepara un partito. Italia Unica, debutto in società sabato dopo un rally di 12 mesi.

Un’accelerata... «Ci eravamo dati un anno di tempo nel febbraio 2013. Poi, da una parte l’abbrivio del nostro progetto, dall’altra il crescere del disagio sociale... Insomma, si parte».

E’ un’urgenza? «Il paese si sta fermando. La crisi peggiora, il governo non fa quasi niente, il vuoto politico fra Renzi e Salvini è enorme».

Fra Renzi e Salvini dovrebbero esserci Berlusconi e i centristi... «Noi vogliamo andare anche oltre loro. Gli attuali partiti di centrodestra sono asserviti al Pd di Renzi. Così moltissimi italiani di fronte a questa offerta politica non vanno neanche più a votare».

Lei chi ha votato alle Europee? «Scheda bianca, purtroppo».

Perché non ha aderito al progetto avviato da Udc e Alfano?  «Elettoralmente il centro non esiste, non mi piace la politica dei due forni, credo che l’Italia oltre al Pd debba dotarsi di una forza con vocazione maggioritaria che rappresenti il mondo popolare, liberale e riformista».

Italia Unica vuole arginare la nascita del partito della nazione uscito dal patto del Nazareno? «Il Nazareno è un contratto tra due persone, non tra due partiti, che nessuno conosce. Una cosa sono le larghe coalizioni, chiare e con un programma preciso; una cosa fare accordi di cui tutti ignorano i confini, e anzi li vede continuamente mutare. Se poi ci aggiunge l’obiettivo di arrivare al partito della nazione che blocca l’alternanza, sale della democrazia, allora non sono solo critico. Divento allarmato».

Oltre alla motivazione politica c’è il contrasto all’emergenza economica nella sua scelta ? «Il paese è arrivato alla cifra record di 10 milioni fra disoccupati, inoccupati, cassintegrati e sottoccupati. Le aziende in difficoltà sono tantissime, il numero di chi vuole lasciare l’Italia inquieta».

Non se ne esce. «Un incubo. Ora fortunatamente abbiamo tre fattori macro che possono aiutare: i tassi a zero, il cambio dell’euro più favorevole rispetto al dollaro, il prezzo del petrolio basso. Certo, speriamo di avere un effetto sulla crescita maggiore dello 0,1 del Pil - praticamente nulla - previsto dal governo».

Il Jobs Act e le altre riforme di Renzi non invertono il trend? «Abbiamo bisogno di un intervento massiccio. Noi parliamo di 400 miliardi, provocatoriamente ma spiegando cifra per cifra dove e come. Non si può pensare che con poche centinaia di milioni o con modifiche marginali della flessibilità in uscita cambi la tendenza».

Che cosa serve? «Riforme e stimoli fortissimi, semplificazioni radicali anche dal punto di vista istituzionale. E’ stato perso un anno per la riforma del Senato che secondo me andava semplicemente abolito. Non solo tutti i costi rimarranno, ma è stato messo in mano ai Consigli Regionali. Una follia».

Dove si trovano 400 miliardi? «Il debito scaduto della Pa, circa100 miliardi, può essere pagato subito e migliorerebbe i conti pubblici facendo incassare 20 miliardi di Iva. Si possono attivare 100 miliardi di credito con il fondo centrale di garanzia usando 20-30 miliardi di attivi pubblici. E poi bisogna smettere di sprecare fondi strutturali in mille iniziative focalizzandosi in alcuni grandi progetti infrastrutturali, ad esempio finanziare i porti o le ferrovie e unire il Mezzogiorno all’Europa. Nel nostro progetto prevediamo di tagliare di 50 miliardi le imposte e spieghiamo dove andare a trovare le coperture. E poi servono contratti di produttività, piuttosto che incentivi temporanei alle assunzioni».

La cifra resta enorme... «Le proposte di Italia unita non fanno saltare i conti. Ma ci vuole il coraggio del cambiamento».

Renzi non lo incarna? «Non ne vedo traccia. Solo annunci e titoli».

Quando era ministro non le lasciarono la possibilità di realizzare questo programma? «Quello che era di mia competenza l’ho fatto eccome. Ho liberalizzato il mercato del credito e del gas facendo scendere le bollette, ho liberalizzato il commercio aumentando i giorni di apertura. Mi ero proposto una legge sulle start up ed è stata un grande successo. Volevo accelerare le infrastrutture e sono stati sbloccati piani per 50 miliardi. E il piano aeroporti, il piano città.... Avrei voluto fare anche di più, ma era un momento di assoluta emergenza».

Lei propone gli eurobond, nel semestre italiano non se ne è parlato. «Non si può parlare di eurobond senza dire chiaramente che devono servire per grandi investimenti comuni per la competitività. Si è sprecato il semestre parlando di flessibilità, che c’è già, senza meritarcela con vere riforme».

Chi voterebbe Passera come presidente della Repubblica? «Non dico il nome ma alcune regole per sceglierlo: grande esperienza istituzionale, totale indipendenza, autorevolezza e credibilità internazionale. Pochi dei candidati finora in discussione hanno queste caratteristiche».