Lunedì 22 Aprile 2024

Azzollini e Rai, tensione nel Pd. 12 dem contro il 'ribelle' Casson. Chiti: incosciente evocare il voto

Acque agitate nel partito dopo le votazioni in Senato. In dodici replicano a Felice Casson che parla di "casta infastidita dai pm". Renzi: "Atteggiamenti della minoranza feriscono il Pd ma nessuna espulsione"

Strette di mano e abbracci per Antonio Azzollini dopo il voto in Senato (Ansa)

Strette di mano e abbracci per Antonio Azzollini dopo il voto in Senato (Ansa)

Roma, 1 agosto 2015 - "Abbiamo pensato a lungo se replicare. Ci ha convinto, oltre alla gratuita e offensiva sgradevolezza utilizzata nei confronti della professionalità e della moralità dei colleghi senatori del Partito Democratico, la lettura fuorviante e caricaturale del rapporto fra politica e magistratura che ne emerge e che non appartiene certamente alla cultura del PD e di ciascuno di noi". Così 12 senatori del Pd, in risposta all'intervista di Felice Casson a Repubblica in cui l'ex magistrato sostiene che Azzollini è stato "salvato perché la casta è infastidita dai pm". Casson si era autosospeso dal partito ad ottobre 2014, proprio quando la sua relazione - favorevole ad autorizzare l'uso delle intercettazioni per Azzollini - fu respinta in Senato. 

"VOTO CONTRO ARRESTO E' LEGITTIMO" - Firmano la lettera di replica i senatori Pd Francesco Russo, Rosaria Capacchione, Giuseppe Cucca Camilla Fabbri, Rosanna Filippin, Pietro Ichino, Alessandro Maran, Claudio Moscardelli, Giorgio Pagliari, Giorgio Santini, Gianluca Susta, Stefano Vaccari. "Intanto - spiegano - qualche osservazione sul merito della vicenda. Sembra davvero strano che una persona della cultura giuridica di Casson dimentichi che quanto accaduto nell'aula del Senato è - come ricordato proprio su Repubblica dal presidente del tribunale di Trani - "assolutamente legittimo" e per nulla straordinario nella dialettica fra magistratura e parlamento così come previsto dai padri costituenti nell'articolo 68 della Carta. E che, nonostante quanto afferma, gli elementi per considerare non adeguatamente motivata la richiesta d'arresto (a partire dalla impossibilita' di reiterare il reato o di utilizzare il suo ruolo per influire ancora sulla struttura oggetto delle indagini) erano con ogni evidenza sufficienti a motivare il dubbio rispetto alla necessita' delle misure cautelari".

RENZI: NESSUNA ESPULSIONE - A spaccare il Pd, oltre al voto su Azzollini, anche la riforma della Rai, passata in Senato dopo una prima bocciatura. In 19 della minoranza dem hanno votato con le opposizioni. Ed è una ferita aperta. Oggi Renzi torna sulla questione dalle pagine dell'Unità: - "Sai qual è l'unica cosa che mi fa male, compagno? - sono le parole in risposta ad un lettore - Che questi atteggiamenti di pochi parlamentari feriscono l'intera comunità del Pd, i militanti o i volontari della Festa dell'Unità. Non è giusto violare le normali regole democratiche di un partito. Ma nessuna espulsione, per carità. Andiamo avanti". 

CHITI: MINACCIARE IL VOTO E' DA IRRESPONSABILI - Replica Vannino Chiti, uno dei 19 'ribelli', che tira in ballo lo spettro del voto anticipato, evocato in ambiente renziano: "C'é chi si preoccupa di impedire nel Pd un confronto e un dialogo serio sulla riforma costituzionale e i più importanti provvedimenti del governo": è la stilettata del senatore della minoranza. "Minacciare elezioni anticipate - continua - è un'arma spuntata, irresponsabile e arrogante. Spuntata perché spetta al presidente della Repubblica decidere sulle elezioni politiche. Irresponsabile perché non guarda alle condizioni del Paese: basterebbe l'ultimo dato di ieri sulla disoccupazione". 

FI: PD E' ZOMBIE - Intanto attacchi esterni ai dem arrivano da Forza Italia che tira in ballo anche Mafia Capitale: 'Il Pd, travolto dalla questione morale, è ormai uno zombie. È morto - si legge in una nota  - E Renzi, il suo segretario, non sta tanto bene. Gli interrogatori di Buzzi fanno tremare il partito, e non solo quello romano. Caso Azzollini, riforma Rai, dati dell'economia. Fronti di un premier sempre più solò. E rivolgendosi al Capo dello Stato scrive: "Renzi prenda atto della situazione. E così faccia anche il presidente Mattarella. Voto anticipato o governo di emergenza nazionale"

DIREZIONE PD SU MEZZOGIORNO - Il Pd ha fissato la direzione nazionale venerdì 7 agosto alle 15. All'ordine del giorno le politiche di sviluppo per il mezzogiorno. Lo si apprende da fonti del Nazareno che sottolineano come la decisione sia venuta dopo che il presidente del consiglio Matteo Renzi, questa mattina, si è sentito con il presidente del partito Matteo Orfini.