Martedì 16 Aprile 2024

Il popolo Pd: primarie in ogni città. Sotto esame anche i sindaci uscenti

Secondo il sondaggio alla scelta dei candidati non deve partecipare Ncd

Bandiere del Pd (LaPresse)

Bandiere del Pd (LaPresse)

Roma, 29 novembre 2015 - IL PD è attraversato in questi giorni da forti tensioni legate al tema delle primarie. Con ogni probabilità il conflitto nasce da ragioni che vanno oltre l’utilità pratica dello strumento per legarsi all’essenza stessa del progetto politico e alla conservazione del suo patrimonio genetico originario.   AGLI OCCHI della base dem intervistata da Ipr Marketing, infatti, celebrare oggi le primarie esprime essenzialmente un obiettivo: partecipare alle scelte strategiche dei vertici e riaffermare chiaramente le radici di centrosinistra del partito in un momento in cui la sua fisionomia, a torto o a ragione, tende a essere percepita come incerta. Le consultazioni ai gazebo sono giudicate indispensabili per la selezione dei candidati, tanto alle consultazioni amministrative che alle politiche. L’87% dei votanti Pd ne vorrebbe la convocazione sempre e comunque e il 61% addirittura per la nuova investitura di un sindaco uscente.

I risultati del nostro sondaggio sul popolo del PdOVVIAMENTE questo non deve essere confuso con il dato dell’affluenza, visto che mediamente gli elettori delle primarie sono circa il 10% dei simpatizzanti Pd, però è l’indicatore di come lo strumento sia un mezzo per la formazione del consenso. Il dato quantitativo si accompagna a uno qualitativo, che riguarda il confine dei partecipanti e che non a caso tende a riaffermare l’identità del Pd. Contrariamente a qualsiasi progetto arbitrario di allargamento, il 53% degli intervistati crede che il test debba riguardare esclusivamente gli elettori del partito, e solo il 20% lo estenderebbe alle altre forze del centrosinistra. Questa posizione elimina alla radice l’ipotesi di un’inclusione del Nuovo Centrodestra nelle ‘liturgie’ democratiche: il partito di Alfano, infatti, ottiene un secco «no» dal 72%. La ragione di questa riaffermazione identitaria - dunque l’ostilità verso l’allargamento e la trasformazione del partito in chiave neo-centrista - si può ricavare analizzando la composizione del popolo dei gazebo. L’appuntamento raccoglie una platea di partecipanti che coincide in larghissima parte con quella della fondazione del partito ed è legata perciò alla sua fisionomia e alla sue dinamiche di funzionamento originarie. Il 60% dei votanti ha più di cinquant’anni, mentre la porzione di giovani raggiunge solo il 5% arrivando, nel caso dei sedicenni, a un misero 2%. La domanda di maggiore potere decisionale dal basso si estende anche alla definizione della platea dei concorrenti.    GLI ELETTORI Pd tendono cioè ad allargare le maglie dei candidabili e questo spiega anche, nello specifico, il nulla-osta alla partecipazione di Antonio Bassolino alle primarie di Napoli: il già sindaco partenopeo è considerato un legittimo concorrente dal 70% della base democratica. La quale respinge la regola restrittiva che impedirebbe a chi è già stato primo cittadino di ricandidarsi. Insomma, se logica della rottamazione deve essere, questa non deve concretizzarsi nell’irrigidimento dei requisiti per la partecipazione, ma nella moltiplicazione di proposte nuove, credibili e convincenti. Perché la voglia di cambiare c’è ed è innegabile, come emerge dal profilo del candidato sindaco ideale: per il 69% dovrebbe essere una figura giovane, al di sotto dei cinquant’anni. Il 44% vorrebbe che fosse una donna. E in questa domanda non sussiste alcun elemento di anti-politico. Il 53% preferirebbe un candidato con una precedente esperienza amministrativa. Insomma, i vertici democratici dovrebbero trattare il tema delle primarie con grande cautela e attenzione: lo strumento non rappresenta soltanto un’opportunità di partecipazione, un rito collettivo, un’ ulteriore garanzia di legittimazione per i candidati.   LE PRIMARIE sono anche un elemento in cui il popolo democratico si riconosce, in cui ritrova la propria storia e la possibilità di immedesimazione in un progetto. Privandosene, la dirigenza dem forse risolverebbe qualche grana, oggi. Ma rischierebbe di vedere pregiudicata la propria credibilità e di alienarsi una dose non indifferente di consensi per il futuro. *direttore IPR Marketing