Martedì 23 Aprile 2024

Obiettivo: in pensione a 62 anni. Ecco le 100 idee sul piatto. Renzi 'corregge' il ministro Padoan

Tra le ipotesi prestiti ad hoc e contributivo secco. Riforma in autunno. Sotto la lente la spesa degli eventuali anticipi: il sistema è già sotto stress RENZI: DISCUTERE IL RAPPORTO TRA GENERAZIONI

l ministro del Lavoro, Giuliano Poletti il numero uno dell’Inps, Tito Boeri (Ansa)

l ministro del Lavoro, Giuliano Poletti il numero uno dell’Inps, Tito Boeri (Ansa)

Roma, 22 maggio 2015 - IL DECRETO sulle rivalutazioni delle pensioni, a quattro giorni dal Consiglio dei ministri, è finalmente nero su bianco e prevede rimborsi e adeguamenti per fasce (da 300 euro circa a 833 euro massimo per rendite tra i 1.450 e i 2.886 euro). Ma, a tener banco, sono ormai i pensionamenti flessibili in cantiere per l’autunno. Li rilancia il premier Matteo Renzi. Li conferma il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che, anzi, lascia intendere che l’assegno potrebbe essere calcolato interamente con il metodo contributivo per chi voglia lasciare in anticipo (a 62 anni), con una riduzione anche del 20-30% dell’importo: «È una delle cento ipotesi e non la escludiamo». E questo mentre i presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, spingono per la ormai comune proposta del pensionamento anticipato a partire da un minimo di 62 anni, con una penalità massima dell’8%.

IN PRIMO piano, dunque, la partita degli aggiustamenti della riforma Fornero. «Sul tema di riuscire a dare un pochino più di flessibilità alla Fornero – avverte Renzi – sono molto ottimista che si possa fare durante la stabilità. Quindi ottobre-novembre». Ma se la partita è aperta, come giocarla? Su questo le ipotesi sono quelle note: dall’anticipo da 66 a 62 anni (Damiano-Sacconi), con penalizzazione del 2 per cento l’anno, massimo 8%; alla reintroduzione della cosiddetta quota 100 (come somma tra contributi e età anagrafica); dal prestito pensionistico ipotizzato dall’ex ministro Giovannini, fino all’estensione della cosiddetta opzione donna anche agli uomini, sia pure in una versione meno soft.

ED È PROPRIO a questa soluzione che si riferisce il ministro Poletti quando parla del calcolo interamente contributivo per chi voglia anticipare a 62 anni l’uscita: in pratica l’assegno verrebbe tagliato del 20-30% rispetto al calcolo con il metodo misto (retributivo per un pezzo e contributivo per una quota minore). Il sindacato, però, non ci sta a rimanere alla finestra. E tanto la Camusso quanto la Furlan rivendicano l’apertura di un tavolo ad hoc per affrontare le modifiche alla Fornero, «perchè non si rivelino estemporanee».

Venendo, infine, al decreto, il provvedimento affronta il nodo della sentenza della Consulta secondo il criterio della progressività del rimborso e dell’adeguamento per fasce di reddito: per il 2012 e il 2013 saranno rivalutate al 100% le pensioni fino a tre volte il minimo, al 40% quelle tra tre e quattro volte il minimo, al 20% quelle tra quattro e cinque volte il minimo, al 10% infine quelle tra cinque e sei volte il minimo. Per gli assegni superiori a sei volte il minimo non ci sarà alcun adeguamento. Per il 2014 e il 2015 la rivalutazione è stabilita invece al 20% e, a decorrere dall’anno 2016, al 50%.