{{IMG_SX}}Pesaro, 4 settembre 2007 - Tre anni fa, il 4 settembre del 2004, ci lasciava uno dei più grandi campioni che abbia mai calcato il parquet di Pesaro: Alphonso Ford. Una morte tragica, a soli 33 anni, dopo una battaglia contro la leucemia combattuta in silenzio che l’ha fatto diventare un’icona per tutti quelli che lo hanno visto giocare, lo hanno amato e, una volta conosciuta la verità, lo hanno ammirato molto, molto di più.

 

Ad Alphonso verrà dedicato da quest’anno un appuntamento istituzionale, che ogni anno si giocherà in settembre all’AdriaticArena, per non dimenticare un grande atleta, ma soprattutto un grande uomo: "Abbiamo voluto creare un memorial perché Ford è diventato per questa città un simbolo del saper combattere contro le difficoltà — spiega il presidente Stefano Vellucci —.

 

La Virtus ha dimostrato sensibilità ad accettare il nostro invito, per una volta mettiamo da parte la storica rivalità coi bolognesi per onorare un campione del nostro sport. Sarà un evento, tanto che il 13 settembre Sky farà due ore e mezza di diretta, anche in riconoscimento di una piazza recuperata al grande basket. Una serata che servirà anche come presentazione della squadra a chi non era in piazza domenica e per dare l’ultimo input alla campagna abbonamenti".


A proposito di abbonamenti, Vellucci ne fa uno dei punti cardine di quest’annata: "Sì perché vogliamo offrire un colpo d’occhio notevole del nostro palasport, sovradimensionato per una realtà come quella pesarese. Ma se l’entusiasmo è quello che ho visto domenica sera in Piazza del Popolo, credo che avremo una bella risposta. In proposito — aggiunge il patròn — ci hanno fatto molto piacere le parole di Walter Veltroni, che ci ha definiti una piazza fondamentale per la pallacanestro italiana. Ed io sono orgoglioso di essere il presidente di una società così importante".


Myers, in questo periodo, ed anche l’altra sera davanti alla folla, ha insistito sul concetto di divertimento: cosa vuol dire per la società?


"Significa non portare più sulle spalle il peso di dover vincere per forza il campionato, una sensazione con cui abbiamo dovuto convivere per due stagioni e che un po’ ci ha logorato — ammette Vellucci —, anche se poi ce l’abbiamo fatta. Adesso non abbiamo più quest’obbligo, ma ne abbiamo altri: la squadra ha quello di onorare la maglia che porta, il pubblico ha quello di riempire il palasport. E facendo questo speriamo di divertirtci insieme, anche se spesso il divertimento coincide con le vittorie, perdere dà sicuramente meno gusto...".


Ci si può divertire anche vedendo una pallacanestro frizzante, no?
"Certamente. Offrire un gioco piacevole è comunque importante e i dettami del nostro coach, difesa allungata e contropiede, promettono questo tipo di gioco. Poi abbiamo in squadra qualche elemento che promette spettacolo e credo che un po’ ci vuole. La squadra è un giusto mix di esperienza e gioventù, di concretezza e fantasia: nella prima uscita a Rimini ho apprezzato anche l’atteggiamento, l’impegno, fattori preziosi".