{{IMG_SX}}Pesaro, 13 marzo 2008 - L'assegnazione provvisoria dei lavori per il nuovo porto di Pesaro, da parte del Genio civile per le opere marittime di Ancona, ad una ditta non marchigiana, per il 31% in meno sulla base dei costi previsti per la realizzazione del nuovo scalo, non solo esclude le imprese locali dalla realizzazione di una infrastruttura importante per la città e la provincia, ma pone una serie di interrogativi sui meccanismi che regolano gli appalti sui lavori pubblici.

 

Secondo Cna costruzioni provinciale la logica del massimo ribasso, seppure giustificata dalla legge, non tutela i cittadini e la pubblica amministrazione visto che molto spesso tali ribassi risultano vistosamente anomali rispetto ai prezzi di mercato. Ribassi di questa portata non danno nessuna garanzia all’ente appaltante: né in termini di qualità dei manufatti, né in tempi di realizzazione che di sicurezza dei lavoratori.

 

“Non aver considerato oltre al prezzo altri parametri quali quelli dell’affidabilità e della territorialità delle imprese ci sembra un grave errore. Partecipavano infatti alla gara per il nuovo porto di Pesaro delle Ati formate da costruttori locali - dice il responsabile di Cna costruzioni, Fausto Baldarelli - imprese che non solo lavorano sul territorio e garantiscono dunque occupazione e benessere, ma sono in grado di assicurare qualità di esecuzione dei lavori e rispetto dei tempi di realizzazione delle opere”.

 

Secondo la Cna occorre che gli enti pubblici escano dalla logica delle gare al massimo ribasso perché questo, non solo si traduce in un grave danno per l’economia locale, ma perché può pregiudicare tempi ed esecuzioni di lavori estremamente importanti per l’intera collettività.

 

“Molto spesso - prosegue Baldarelli - abbiamo denunciato il fenomeno dell’invasione di imprese provenienti da fuori regione nel mercato degli appalti pubblici. Non vogliamo mettere in discussione i requisiti e la serietà della Idresia di Isernia che ha partecipato alla gara e quindi ha fornito tutti gli attestati necessari richiesti, ma non possiamo non evidenziare come sovente ditte provenienti da fuori regione ed in particolare dal sud in tema di appalti pubblici abbiano creato non pochi problemi: cantieri aperti e lasciati a metà. Lavori non eseguiti a regola d’arte, lavoratori non regolarizzati e requisiti sulla sicurezza spesso disattesi”.

 

“Come Cna – conclude Baldarelli - invitiamo pertanto enti ed amministrazioni pubbliche a cambiare le regole di aggiudicazione degli appalti pubblici (vi è una certa flessibilità legislativa in materia), ponendo pur a fianco dell’offerta economica più vantaggiosa un limite percentuale al massimo ribasso e cercando altresì di favorire imprese del territorio”