{{IMG_SX}}Pesaro, 29 aprile 2008 - Ci sono persone che vivono in punta di piedi, talmente educate e silenziose che quasi non ti accorgi di loro. In punta di piedi Samuele Podestà ha chiuso anche la sua carriera cestistica, senza averlo annunciato prima come ha fatto Pozzecco, rinunciando così anche ad una standing-ovation che avrebbe meritato e l’AdriaticArena gli avrebbe tributato volentieri, se avesse saputo che la decisione era ormai presa.

 

Ieri pomeriggio Podestà ha incontrato il gm Montini per comunicargli la sua scelta: ''E’ finita, non tornerò indietro, ci ho riflettuto tanto prima di decidere — spiega Samuele —. Non è una questione di motivazioni, anzi la pallacanestro mi mancherà. Sto bene fisicamente e avrei potuto proseguire. La mia è una scelta di vita e non c’entra nemmeno la ragazza che ho conosciuto, il matrimonio non è in programma per il momento. E’ qualcosa di più profondo, che ha a che fare anche con la mia religione. Ma sono cose personali, che preferisco non mettere in piazza...''.

 

Il centro ligure appende così le scarpe al chiodo, a soli 32 anni, dopo aver riportato Pesaro dalla B d’Eccellenza alla serie A. Sulle sue spalle possenti, sulla sua forza di volontà, sulla sua tecnica da manuale che oggi pochi pivot possono vantare, ma soprattutto sulla sua serietà, si è poggiata la rinascita della pallacanestro pesarese: ''In questa città sono stato benissimo, ho sentito tanto affetto attorno a me ed è qui che avrei voluto restare se avessi scelto di continuare. Mi sento parte di questa piccola storia che ha ridato vita al basket locale per questo voglio ringraziare tutti: sono stati tre anni felici, abbiamo vinto due campionati e riportato Pesaro in serie A. Peccato non fare i playoff, ma il futuro del basket pesarese è roseo''.

 

Per adesso, 'Samu' tornerà in Liguria, poi si vedrà: ''La mia casa è lì, poi dovrò organizzarmi. Voglio fare altre cose nella mia vita mentre sono ancora giovane, poi il tempo passa — dice —. Sicuramente ogni tanto giocherò per divertimento, perchè il basket mi piace ancora. Ho fatto la mia scelta, ed è una scelta ponderata, nemmeno un’offerta economica importante avrebbe potuto farmi cambiare idea. So che ci saranno dei momenti in cui mi dispiacerà, in cui avrò nostalgia del basket ma questo fa parte del gioco quando si abbandona qualcosa''.

 

Un personaggio al quale non solo Pesaro deve molto: Samuele è sbocciato nelle giovanili di Livorno, dove ce lo portò Luca Banchi, oggi vice alla Montepaschi, dopo averlo scovato appena 14enne, su un campetto di Lavagna, in Liguria. Con la Bini vinse due titoli juniores, contribuendo poi alla promozione dalla B all’A2. Un collezionista di promozioni, Podestà, dato che ne ha colta un’altra con la Virtus Bologna prima di festeggiare due volte con Pesaro. In mezzo, tre belle stagioni in serie A con Trieste, dove lo portò proprio Banchi, e la parentesi di pochi mesi alla Benetton, un ambiente che non lo capì fino in fondo.

 

''Quando lo vidi su quel campetto stava giocando un ragazzo più alto di lui — racconta Banchi —: scoprii poi che era suo fratello, di quattro anni più grande, che gli stava insegnando i primi rudimenti. Samuele non sapeva ancora giocare, ma aveva un fisico incredibile e due braccia smisurate su cui ha costruito la sua carriera. Fu difficile convincere la famiglia che il basket poteva diventare un lavoro, a quei tempi la passione di Samuele erano i motorini che montava e smontava con grande competenza. Alla fine venne a Livorno con me e diventò quello che diventò. Mi spiace che abbandoni così presto, ma rispetto la sua scelta''.

 

E’ sicuramente più dura accettarla per la società biancorossa che si trova a dover rimpiazzare un italiano di valore, un ottimo giocatore e una bella persona.