Ami paga il bollo sui bus rottamati: lo 'spreco' punta ai fondi regionali

E' l'ipotesi dei carabinieri del Noe: due indagati per la gestione dei rifiuti

Pesaro, uno dei bus rottamati per cui Ami paga il bollo (Fotoprint)

Pesaro, uno dei bus rottamati per cui Ami paga il bollo (Fotoprint)

Pesaro, 21 ottobre 2014 - Si complica la situazione dei cinque bus più un pulmino sequestrati nei giorni scorsi dai carabinieri del Noe all’interno del piazzale usato dall’Ami in via dei Canonici. Il sequestro è avvenuto per caso, nel senso che i militari erano andati in quel piazzale a svolgere un controllo di routine sullo stoccaggio dei pannelli di amianto accatastati da Marche multiservizi. Accanto ai container dell’amianto, ben chiusi e in regola, si stagliavano cinque bus, un «pollicino» oltre a 30 metri cubi di gomme abbandonate. Alla richiesta dei carabinieri di spiegare come mai questo ammasso di rottami era stato lasciato all’aperto, con dispersione di olii e di inquinanti, la risposta è stata che essendo rottamati tornavano utili per i pezzi di ricambio. 

Al controllo specifico sui mezzi, i carabinieri del Noe si sono accorti che Ami sta ancora pagando puntualmente per quei bus rottamati il bollo di circolazione alla regione Marche. Perché? La risposta dei carabinieri è questa. Essendoci ogni due o tre anni dei bandi regionali per aiutare le aziende di trasporto ad ammodernare il parco macchine, diventa indispensabile per queste avere almeno 200 mezzi circolanti con disponibilità di mezzi obsoleti da mandati al macero. Se non si hanno, non è possibile avere il contributo della Regione per l’acquisto dei mezzi nuovi.

Da qui, la necessità da parte di Ami di avere dei bus non radiati dalla Motorizzazione con tanto di bollo di circolazione regolarmente pagato. Non solo il bollo, ma sembra che per alcuni dei mezzi sventrati trovati nel piazzale, Ami paghi pure un’assicurazione per furto e incendio. Il che rende ancor più confuso il criterio adottato per la gestione di questi rottami. Ed inoltre, secondo il Noe, la tesi dei bus rottamati diventati preziosi per i pezzi di ricambio fa a pugni con le condizioni dei pezzi trovati sparsi a terra. Lasciarli sotto la pioggia e la neve significa abbandonarli più che valorizzarli. Basta dare un’occhiata ad uno sfasciacarrozze per capire come vanno custoditi i pezzi di ricambio. Ed è per questo, che il Noe ha procceduto al sequestro di mezzi e dell’area per gestione irregolare dei rifiuti, iscrivendo nel registro degli indagati il presidente di Ami Giorgio Londei e il dirigente di Marche multiservizi che ha la delega per la gestione degli spazi, tra cui il grande piazzale dato in affitto ad Ami per il parcheggio dei bus e per l’officina al prezzo di 100mila euro l’anno. 

Ma quel controllo non è finito lì. I carabinieri hanno chiesto all’officina di Ami il registro dei pezzi che presumibilmente sono stati prelevati dai bus rottamati e utilizzati per quelli circolanti. Registri non ce ne sono e dunque non c’è tracciabilità dei pezzi di ricambio riutilizzati. 

La presidenza dell’azienda di trasporti aveva spiegato in una nota che si faranno nuovi corsi di formazione al personale per renderlo edotto dei metodi e delle procedure di smaltimento dei rifiuti per evitare in futuro che ci possano essere situazioni di degrado e di abbandono come quello trovato nel piazzale. Ora c’è un altro dettaglio da spiegare: come è possibile che si sprechino soldi per pagare ogni anno bolli e assicurazioni per dei mezzi rottamati che non torneranno mai più in circolazione. Se il Noe segue una sua teoria, diventa necessaria una risposta anche da parte dell’azienda. Perché gettare via i soldi, a che scopo?