L'area sottoposta a sequestro
Apecchio (Pesaro e Urbino), 13 febbraio 2015 - Il capo del Dipartimento di prevenzione dell’Asur Area vasta 1 aveva autorizzato a interrare 40 tonnellate di amianto spacciandolo per mattoni. Tutto questo per far risparmiare 500mila euro all’imprenditore che doveva smaltire il tetto di un capannone in eternit caduto nel 2012 per la neve.
E quando i carabinieri del Noe di Ancona hanno chiesto spiegazioni, il funzionario pubblico ha nascosto le carte della bonifica farlocca affidandole ad un avvocato amico perché non venissero trovate. La procura di Urbino ha indagato tredici persone per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso dall’inquinamento ambientale e allo smaltimento illegale di rifiuti nocivi.
A capo di questa incredibile storia c’è il dottor Giovanni Cappuccini, capo dipartimento prevenzione che ha ricevuto l’ordine di sospensione dal servizio per evitare di reiterare il reato. Secondo l’inchiesta del Noe, la società Galvanina (che imbottiglia l’acqua Valdimeti) e la società Elle srl di Apecchio, avendo da smaltire eternit per un costo che sfiorava il mezzo milione, hanno preso la scorciatoia grazie all’ex sindaco del paese Orazio Ioni, al capo dell’ufficio tecnico di Apecchio, ma soprattutto al dottor Cappuccini ed alcuni suoi sottoposti.
Così gli imprenditori hanno speso 20mila euro soltanto interrando una bomba ecologica a cinque metri dalle acque cristalline del torrente Biscubio, nel comune di Apecchio, in mezzo ad una valle di una bellezza straordinaria. Insomma, tra amianto e inermi comuni, sono stati interrati 500 tonnellate di materiale a due metri di profondità, sotto un parcheggio. Una piccola terra dei fuochi a confine dell’impianto di imbottigliamento di acqua minerale.