Buche sull’asfalto? Ci pensa l’app. Urbino mappa le strade del mondo

In viaggio (con il telefonino) per segnalare le criticità su milioni di chilometri

A sinistra Alessandro Bogliolo e sopra il team

A sinistra Alessandro Bogliolo e sopra il team

Pesaro 17 febbraio 2016 -  Si chiama Crowd4roads, la folla per le strade. È un progetto europeo nato all’università di Urbino, filone sharing economy. Il professor Alessandro Bogliolo e il suo gruppo si sono messi in testa un’idea ambiziosa: mappare le strade del mondo, soprattutto per segnalare buche e criticità. Hanno studiato gli algoritmi giusti e hanno lanciato l’app SmartRoadSense, per ora scaricabile in Italia. Ogni automobilista, nei suoi spostamenti quotidiani, può contribuire a comporre un pezzo di questa rete. Basta avere un telefonino che registra sbalzi e vibrazioni proprio come noi. Regione Marche e Abruzzo sono i partner italiani; all’estero collaborano Bla Bla car, università inglesi e una fondazione romena. Tra i sostenitori c’è anche l’Aci.

Alessandro Bogliolo, docente all’università di Urbino. S’è inventato SmartRoadSense, un’app gratuita per mappare milioni di chilometri di strade (e buche). Per ora in Italia, entro l’anno in Europa, domani nel mondo. Come funziona?

«L’idea è molto semplice. Quando giriamo in auto, il cellulare subisce le nostre stesse vibrazioni, ad esempio per un fondo stradale irregolare. Oggi i telefonini hanno a bordo accelerometri che sono in grado di rivelare le oscillazioni in modo automatico».

Quindi scarico la app poi vado a fare la spesa o porto i figlioletti all’asilo e nel mio piccolo ‘disegno’ un pezzo di mappa, divento un sensore mobile.

«Proprio così. In Italia il sistema è già attivo per Android e Ios. L’idea alla fine è questa: ci sono cose, come la qualità delle strade, che sono sotto gli occhi di tutti ma che nessuno conosce davvero. È paradossole ma solo la folla ha il potere di capire certi fenomeni».

Da qui Crowd4roads, come avete chiamato il progetto allargato all’Europa, coinvolge diverse università straniere e Bla bla car.

«Vuol dire la piattaforma più popolare di viaggi condivisi, 20 milioni di utenti nel mondo. Il numero fa il dato».

Prossime tappe?

«Ci stiamo attrezzando per trasferire l’applicazione, sviluppata finora sui server dell’università, in un sistema cloud della Regione Marche, nostro partner italiano con l’Abruzzo. Così potremo estendere l’app al resto del mondo».

Un lavoro ciclopico. A che punto siete?

«Abbiamo mappato 25mila chilometri di strade, in Italia ne abbiamo 800mila».

Una rete a colori.

«Il verde indica che è tutto ok, il rosso scuro segnala una situazione pessima. Presto l’app diventerà un gioco. Per ogni utente mappare una strada vorrà dire conquistarla».

E cosa si vince?

«Si accumulano crediti, una specie di riconoscimento dell’utilità sociale del servizio reso».

Bene la medaglia. Ma sarebbe bello avere lo sconto sulle tariffe comunali...

«Questo non sta a noi stabilirlo. Altri dovranno decidere come monetizzare il tesoretto».

Risvolti pratici: sfruttando le mappe, i Comuni risparmiano?

«Sicuramente, almeno centinaia di migliaia di euro all’anno in una città media. Per dare un’idea, solo l’asfalto delle strade italiane vale 1200 miliardi di euro. E il monitoraggio costa».

Ma come si riconoscono gli scossoni da buca?

«Questa è stata la difficoltà. Lo studio a monte è servito soprattutto a definire gli algoritmi che distinguono tra le vibrazioni ‘naturali’ e quelle che dipendono dall’irregolarità del terreno».

C’è un copyright?

«Assolutamente no. I dati sono di dominio pubblico».