Fip Marche, la secessione di Pesaro fa male

Inascoltato il malessere di una provincia che ha addirittura la Seconda Divisione (unica con Milano) Costi troppo elevati e disattenzioni. Da 4 anni chi vince la Promozione rinuncia alla serie D. Una federazione esosa?

BATTAGLIERO Al centro Davide Paolini presidente regionale con i vertici pesaresi della Fip e del Coni

BATTAGLIERO Al centro Davide Paolini presidente regionale con i vertici pesaresi della Fip e del Coni

Pesaro, 16 novembre 2014 - TRA i tanti problemi creati dai social network, in particolare da Facebook, ce ne sono due che riguardano il giornalismo. Il primo: aver davo via libera agli incontinenti della penna. Il secondo: aver trasformato la comunicazione in grandi discorsi da bar. E’ quello che è accaduto, protagonista il presidente della Fip Marche, nella vicenda, in realtà molto lineare, della migrazione di 13 società di basket pesaresi dalla Fip all’Uisp. Nella giornata di venerdì Davide Paolini, da anni presidente della Federbasket marchigiana, ci ha chiesto di pubblicare un suo ulteriore intervento sulla vicenda. E chiedeva che fosse pubblicata integralmente una nota di migliaia di battute in forma di lettera aperta al presidente della Uisp Alessandro Ariemma, in cui si dice «offeso» e sostiene di avere «il totale sostegno del presidente Gianni Petrucci». Nota doppiata da un altra, anch’essa chilometrica, già apparsa sul sito della Fip Marche, con i toni colloquiali propri di Facebook. Impossibile, ma vero. Cosa dice il presidente Paolini in quest’altro intervento? Ribadisce che le differenze sui costi tra Promozione Fip e Blue League apparsi inizialmente non sono reali, spiega altri passaggi tecnici (quelli che rendono la serie D inarrivabile economicamente per le ultime 4 società pesaresi che hanno vinto la Promozione), racconta gli incontri avuti con i secessionisti prima della decisione, critica la Uisp «perché fa politica», riconosce il malessere esistente fa un minimo di autocritica e lascia la porta aperta per un ritorno dei fuoriusciti per il futuro, nel nome della comune passione.

IN REALTA’ la questione della Blue League è lo specchio dei tempi e dell’incapacità della Fip e di altre federazioni sportive di rendersi conto dei cambiamenti economici in corso e della necessità di adeguarsi prontamente a quello che accadeva. Noi, che siamo osservatori esterni, possiamo solo sottolineare che la provincia di Pesaro e Urbino è l’unica in Italia, con Milano, ad avere fino alla Seconda Divisione di basket. E’ una particolarità assoluta, un’eccellenza che la Fip nazionale avrebbe dovuto seguire con grande attenzione. Figurarsi quella regionale. Se una federazione non è capace di confrontarsi con le realtà dove la passione è più forte e dove lo sport in questione è maggiormente praticato con chi si deve confrontare?

SE da quattro anni le società pesaresi vincenti in Promozione rinunciano al passaggio di categoria un problema ci sarà? E’ un problema solo loro o è della Fip? Se la provincia con il maggior numero di società delle Marche evidenzia un malessere non è un problema prioritario per il suo presidente? Se la Uisp fa un campionato con il 30% in meno di spese fisse in partenza non è un problema anche della Fip Marche? Se i parametri da pagare alle società che hanno tesserato o allevato il giocatore messo sotto contratto dalla serie B, C e soprattutto D sono troppo alti da impedire la partecipazione a campionati conquistati sul campo non è il caso di rivederli? Potremmo continuare a fare domande o a sottolineare incongruenze fino a domani. Compreso il fatto che nella normativa nazionale la Fip è riuscita a conquistarsi altri introiti cancellando il parametro giovanile per una delle due società che fanno la fusione. Così che nel prossimo futuro, ci fosse una fusione tra Bees e Pantano, per fare un esempio, una delle due perderebbe i parametri a favore della federazione. Si occupi di questo il presidente Davide Paolini, perché è delle passioni vere che un dirigente sportivo deve occuparsi, prima che dei soldi.

Luigi LuminatI