Presentato un esposto sulle bombe in mare

Chiesto alla Procura di intervenire: «Nessuno in questi anni ha fatto niente»

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Pesaro, 18 settembre 2014 - Ha coraggio il professor Alessandro Lelli. Non si ferma davanti a niente e per cercare una soluzione al problema delle bombe chimiche fatte scaricare da Hitler nei fondali davanti alle nostre spiagge, ora farà anche un esposto alla Procura della Repubblica. Parallelamente, la consigliera di “SiAmo Pesaro”, Roberta Crescentini, proporrà un’interrogazione in consiglio comunale perché si possa attivare al più presto un Numero Verde per la denuncia anonima in caso di ritrovamento durante le operazioni di pesca. Sono queste le ultime novità emerse nel corso dell’incontro pubblico organizzato martedì sera dal Movimento 5 Stelle nella sala del consiglio provinciale. Un appuntamento voluto per riportare l’attenzione su un problema scottante, sollevato quattro anni fa dal libro di Gianluca Di Feo, che ha ricostruito la mappa dei “Veleni di Stato” ancora abbandonati nei fondali italiani. Un’inchiesta che vede coinvolta in primo piano anche la nostra città, insieme a Molfetta, al lago di Vico Ronciglione, all’Università La Sapienza di Roma e tanti altri. Del problema in questi anni si sono interessati anche molti politici locali, scrivendo lettere al Ministero della Difesa, interrogazioni parlamentari, audizioni in Senato, ma senza cavare un ragno dal buco.

Ma il professor Lelli (nominato presidente del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche) non si rassegna e ieri, dopo aver esposto alla platea dati, fatti e documenti, ha annunciato la presentazione dell’esposto. «Sarà un documento ben circostanziato — assicura Lelli — e riporterà nel dettaglio quanto è accaduto fino ad oggi. L’obiettivo è che qualcuno prenda atto che il problema esiste, e chiederemo anche di valutare se ci sono responsabilità per la permanenza delle bombe fino ad oggi. Ci hanno anche accusato di essere terroristi perché potevamo danneggiare l’industria e il commercio collegati alle attività turistico balneari — afferma amaramente — ma io mi chiedo: è terrorista chi dice “lì c’è un ordigno”, o chi sa e non fa niente per valutare e rimuovere il pericolo?».

L’esposto inizialmente doveva essere firmato da Lelli, Nicolò Di Bella e Italo Campagnoli (che da anni si sono presi a cuore il problema), ma martedì sera, dopo aver ascoltato i fatti, quasi tutti i presenti hanno siglato il documento. Tante le domande del pubblico per cercare di capire la pericolosità. «Le bombe sono ancora lì e il nostro mare sta subendo i loro effetti — diceLelli —. Per questo occorre agire subito e avviare, come è successo in Puglia e nel Lazio, azioni di monitoraggio e bonifica. Sarebbe bene creare un comitato più ampio possibile ed invito i pesaresi a mobilitarsi».