Caserta penalizzata di un punto: Pesaro respira

Fip: "Ritardati pagamenti Irpef di ottobre". Ma la decisione non piace a Valerio Bianchini. "Ma il merito sportivo non conta più?", dice il Vate

Valerio Bianchini esprime dubbi sulla penalizzazione di un punto inflitta a Caserta: «Conta solo la pecunia?»

Valerio Bianchini esprime dubbi sulla penalizzazione di un punto inflitta a Caserta: «Conta solo la pecunia?»

Pesaro, 23 febbraio 2015 - Caserta penalizzata di un punto: «Il consiglio federale, su proposta della Comtec (Commissione tecnica di controllo, ndr.) – scrive la Fip – ha deliberato un punto di penalizzazione, da scontarsi nel campionato di serie A in corso, per la JuveCaserta che ha effettuato in ritardo i pagamenti Irpef di ottobre 2014».

Un punto, quello tolto a Caserta, che potrebbe essere molto utile alla Consultinvest Pesaro qualora si dovesse arrivare ad un testa a testa nella lotta per la salvezza, visto che lo scontro diretto all’andata era andato a favore dei casertani per 80-73.

La penalizzazione, nei fatti, cancella il peso della differenza canestri negli scontri diretti tra le due squadre. A favore, ovviamente, di Pesaro a cui basta vincere lo scontro diretto anche di un punto e non più di 8 per avere il vantaggio in caso di arrivo a pari punti.

La decisione non convince molto Valerio Bianchini, ex-allenatore della Vicotria Libertas, uno dei numi tutelari del basket italiano, che si diverte molto a dire la sua su Facebook: «Sembra che in Italia lo sport professionistico debba essere legato al “merito sportivo”. Però succede che quando il merito sportivo cozza contro le regole della pecunia esso debba recedere. E’ il caso di Caserta – scrive – che, penalizzata di un punto per ritardi nei pagamenti Irpef, rischia la retrocessione, mentre già la Virtus Bologna è stata ingiustamente esclusa dalla Coppa Italia per penalizzazioni finanziarie precedenti. Alla faccia del merito sportivo».

Un ragionamento che non farebbe una piega in un Paese normale, dove le regole vengono rispettate nella stragrande parte dell’attività sportiva. Non in uno sport in cui una società ben precisa può vincere 7 scudetti alterando la competitivà con evasione fiscale e doping amministrativo.

Il problema non sono i soldi, ma l’uso che se ne fa in una competizione in cui chi sta alle regole è sempre penalizzato da comportamenti bordeline altrui. Senza arrivare ai casi da inchiesta penale che tutti conosciamo, va detto che non si tratta di questioni formali (come le multe comminate a società professionistiche in maniera abnorme per il comportamento - anche non pericoloso - del loro pubblico) ma sostanziali: non pagando i contributi si può magari pagare un giocatore in più per due mesi che ti garantisce la salvezza.

E nel frattempo chi si comporta bene non può essere penalizzato dalle furbizie altrui.