Dopo la condanna dell’ex marito si fa scortare dai Cc fino all’auto

Una giovane mamma moldava davanti al tribunale

Il tribunale

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Pesaro, 6 maggio 2016 - A fine udienza, forse gli animi erano un po’ esarcebati. Così, la ex moglie, una moldava di 27 anni mamma di un bambino piccolo, che aveva appena assistito alla condanna del marito per maltrattamenti in famiglia, ha chiesto ai carabinieri della pg di esser scortata, per evitare subito fuori dal tribunale un contatto che secondo lei poteva creare nuove scintille nella coppia. Così, una coppia di carabinieri (in borghese), ha scortato fino alla macchina, parcheggiata lì vicino, la giovane madre.

E’ stata questa, la conclusione, abbastanza insolita, dell’udienza, svoltasi ieri mattina davanti al giudice monocratico Stefano Marinelli, di un processo che vedeva contrapposti due coniugi, ambedue moldavi, sposatisi nel 2008 a Pesaro, con matrimonio però riconosciuto anche in Moldavia, e adesso già divorziati in Moldavia e in corso di separazione in Italia.

In base a quanto sostenuto dalla donna, assistita dall’avvocato Luca Giardini, troppo spesso l’ex marito passava alle vie di fatto, durante i litigi, a volte picchiandola e a volte minacciandola. Il giudice ha condannato l’uomo, incensurato, difeso da Michelina Marsili, a un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, ritendolo colpevole soltanto per il periodo dei maltrattamenti che andavano dal 20120 al 2014. Il giudice ha anche stabilito a favore della donna una provvisionale di risarcimento di 8mila euro, destinando poi il risarcimento totale al processo civile. Il pm Giovanni Narbone aveva chiesto la pena di 2 anni e tre mesi.

Secondo le accuse fatte dalla donna, i maltrattamenti duravano dal 2006, ma appunto per il periodo che va dal 2006 al 2012 il giudice non ha riscontrato le prove di tale reato. Lei avrebbe comunque sopportato il deteriorarsi, anche violento, del rapporto, fino a una lite che è una specie di goccia che fa traboccare il vaso: la lite avviene nell’aprile del 2014, quando la donna non tollera più che il dissidio coniugale crei problemi anche al bambino piccolo. A quel punto, se ne va di casa, rifugiandosi al momento presso un’amica. E chiama la polizia, sporgendo denuncia. Fino ad arrivare all’udienza del primo grado di ieri mattina, con scorta finale.