Città del Vaticano, 29 maggio 2010 - E’ “possibile” che ci siano in Italia casi di vescovi che hanno insabbiato accuse contro preti pedofili, secondo il cardinale Angelo Bagnasco che, rispondendo alle domande dei giornalisti e nella conferenza stampa conclusiva dell’assemblea generale della Cei, ha precisato: “Qualora ciò fosse accertato il giudizio della Chiesa è noto: è una cosa di per sè sbagliata e da superare”.

“C’è stata una situazione nella quale ho dovuto verificare le cose”, continua il cardinale Angelo Bagnasco ricordando il caso di un prete accusato di pedofilia all’epoca in cui egli era vescovo di Pesaro.
“Applicando le norme - anche se non c’erano ancora le ultime linee guida della Santa Sede - ho verificato la verosimiglianza di un’accusa, i rumors”, ha ricordato l’arcivescovo di Genova. “Questa è la cosa preliminare da fare ed è la prima fase tesa ad una valutazione e ad una ricerca puntuale. In quel caso non c’era consistenza e lo riferii alla Congregazione a cui ci si deve riferire”.
“Questa è la situazione più diretta che ho vissuto. Speriamo - ha concluso Bagnasco - di non dover mai affrontare situazioni reali”.

Quando una persona si rivolge al proprio vescovo per denunciare di aver subito degli abusi sessuali da parte di un prete, “la si riceve immediatamente, di giorno o di notte”, continua il presidente della Conferenza episcopale italiana. Il “referente naturale” delle presunte vittime, in una diocesi, è il vescovo. A chi metteva in dubbio la possibilità di parlare direttamente con il vescovo, Bagnasco ha risposto: “Non credo che un vescovo sia inaccessibile. Io ricevo lettere personali e riservate, scritte anche a stampatello su una pagina di quaderno su varie questioni delicate. Molti prendono, scrivono e presentano un problema”.


Nel caso di denunce d’abuso sessuale, ha proseguito, si tratta di “situazioni così gravi che richiedono una risposta immediata”. Dopo di che “la procedura sarà quella che sarà ci vogliono i tempi necessari, i più brevi possibili. La situazione va valutata. È possibile che il vescovo dica di parlare con il proprio vicario generale o con altri rappresentanti della diocesi, ma questo fa parte del suo discernimento”.