Pesaro, 28 giugno 2010 - Non c'è pace tra Valentino Rossi e il Fisco. Ma questa volta il campione della Moto Gp non c'entra. A finire nei guai con il fisco è il suo ex manager, Luigino ‘Gibo’ Badioli. Si parla di una maxi evasione da 25 milioni di euro tra imposte Irpef, Iva, Irap e sanzioni. L’Agenzia delle Entrate ha ‘incassato’ il ‘sì’ dei giudici di primo grado della Commissione tributaria di Pesaro-Urbino che ha respinto i ricorsi presentati da Badioli, nei cui confronti l’Ufficio delle Entrate pesarese aveva emesso avvisi di accertamento per gli anni dal 2001 al 2006.
 

Gibo, nato a Gabicce, ex venditore di sedie fino all’incontro con il talento delle due ruote, villa a Pesaro e residenza a Londra, era finito sotto inchiesta da parte della procura di Pesaro nel 2008 per omessa o parziale dichiarazione dei redditi.


La Guardia di finanza gli contestava di aver nascosto al fisco introiti per 12 milioni di euro, e di aver evaso l’Iva per due milioni, negli anni, appunto, fra il 2001 e il 2006. Badioli è stato per dieci anni, fino a maggio 2007, manager del campione di motociclismo, a sua volta finito nel mirino del fisco. La sua vicenda si è chiusa con una transazione da 35 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate.
 

A renderlo noto, ma senza citare il nome del ricorrente, è la stessa Agenzia delle Entrate. Badioli, nel 2000, aveva trasferito la propria residenza anagrafica ‘’in uno Stato dell’Ue’’, presumibilmente l’Inghilterra, a Londra, dove ha sede la sua società la Gwl. Ritenendosi residente all’estero aveva cessato la propria partita Iva e si era limitato a presentare, dal 2001 al 2006, dichiarazioni dei redditi assoggettando a tassazione esclusivamente redditi di natura fondiaria.
 

Gli 007 del Fisco hanno invece potuto dimostrare che il domicilio fiscale dell’ex manager del ‘dottor’ Rossi era in realtà in Italia e questo ha creato le condizioni per applicare il principio del ‘world wide taxation’, ovvero la tassazione in Italia di tutti i redditi ovunque prodotti.
 

Contro gli avvisi di accertamento notificati dall’ufficio pesarese, Badioli ha proposto ricorso presso la Commissione tributaria provinciale, ma i giudici hanno respinto tutti i ricorsi e condannato il manager al pagamento delle spese di giudizio.