Pesaro, 19 agosto 2010 - In una lunga lettera, a nome degli abitanti che vivono la zona, un residente racconta la difficile convivenza tra chi risiede all’altezza della ciclabile in Strada delle Marche e l’attività serale di un paio di locali che per almeno quattro giorni alla settimana prevedono un intrattenimento musicale fino alle 3 di notte. A suo giudizio il problema nasce dal mancato rispetto di quelle regole utili ad evitare proprio il rumore che da "almeno cinque anni toglie il sonno - racconta Riccardo Furiassi - non solo a noi del residence I Gelsi, ma anche a quelli del condomino Le Vele e agli ospiti della Cooperativa l’Imprevisto".

 

Non solo: "In questi 100 metri di ciclabile, le sbornie e i relativi schiamazzi sono di routine come urinare, sporcare e forzare la proprietà privata sono diventati consuetudine". Dulcis in fundo, Furiassi stigmatizza il problema dei parcheggi selvaggi: "Tra la statale e la ciclabile - annota - svettano diversi divieti di sosta e fermata, ma quello che più fa ridere è il cartello che consente la sosta in banchina lungo la Statale dalle 9 alle 20. Bene e dopo? Per quasi tutta la settimana la banchina di notte rimane piena di mezzi per le feste".

 

Insomma "l’obiettivo di questa lettera è di informare i cittadini e tutto il Consiglio comunale - spiega - che quest’area come altre in estate, diventa terra di nessuno". Quello che preme maggiormente segnalare all’uomo poi è la carenza di controlli:"L’ultimo controllo dell’Arpam risale al 2007 — assicura — e l’esito ci dava ragione".

 

In verità in quella relazione la stessa Arpam esclude un caso di inquinamento acustico, ma riconosce il disagio: "pur essendo rispettati i limiti di legge - scrisse l’Arpam nel 2007 - ben difficilmente è possibile dormire a finestre aperte con una situazione ambientale come quella riscontrata nelle due serate di misure". Sempre secondo il racconto " in questi ultimi cinque anni a nulla sono valse le molte proteste verbali e scritte (esposti) depositate presso il competente ufficio comunale e inviate per conoscenza a Questura, Carabinieri, Prefettura per segnalare quella miscela esplosiva fatta di musica assordante e schiamazzi.

 

Nel 2009 si è arrivati anche ad inviare due esposti di cui uno, per la seconda volta condominiale, alla Procura della Repubblica. Negli esposti si richiedeva l’intervento ufficiale dell’Arpam con la possibilità, visti gli esiti, di riclassificare acusticamente l’area e garantire così ai cittadini sonni senza incubi e agli esercenti il lavoro nel rispetto imprenscindibile delle Regole. La Procura non ha contattato nessuno e le due pratiche sono state archiviate nel febbraio scorso». Ecco perché dai fatti, l’interessato, che nel suo lungo racconto non risparmia di battute al vetriolo l’attuale assessore alla sicurezza Riccardo Pascucci, "concessionario in qualche modo di 120 metri quadrati di spiaggia (...)» e totalmente «sconosciuto ai tecnici dell’Arpam".
 

 

Del resto l’assessore di riferimento è quello all’Ambiente Parasecoli..."Non importa — ribatte Furiassi — è Pascucci che sui giornali si fa garante del rispetto dei limiti acustici". Infine l’uomo prende spunto anche dalle ultime esternazioni del questore: "Ho letto con interesse la lettera scritta dal Questore di Pesaro e pubblicata dal carlino il 7 agosto scorso — scrive Furiassi —. Il testo spiegava ai cittadini il senso dell’iniziativa delle Forze dell’Ordine in merito alle trasgressioni al Codice della Strada di ciclisti. Una lettera fondamentalmente condivisibile in cui le Regole, piccole o grandi che siano, devono essere rispettate nell’interesse della collettività. Ecco perché per me l’ordinanza numero 72 è contraddittoria perché cerca di evitare l’inquinamento acustico e salvaguardare l’immagine complessiva del turismo e le attività ad esso connesso. Quest’ordinanza dimostra nei fatti il fallimento di questa politica turistica che in trent’anni non ha cercato di supportare, con lungimiranza, i flussi turistici e le giuste aspirazioni giovanili, degli indigeni e non (...). Pesaro, per sua storica impostazione,(dalla viabilità alla collocazione delle strutture turistiche) non permette attività da “maxi divertimento” se non spostandoli nell’entroterra. La risposta attuale delle istituzioni è tardiva, sbagliata, disordinata dissacratoria delle regole di civile convivenza, forse un solo pretesto per prendere i voti. I giovani andrebbero educati alle regole non al permissivismo".