Pesaro, 2 novembre 2010 - Lo hanno costruito quattro mesi fa. Doveva durare secoli. Sta già crollando, e tra un mese finirà in mare. E’ l’ultimo pezzo del molo di levante al porto di Pesaro che si è spezzato come gli succedeva al famoso tonno tagliato col grissino. Colpa probabilmente del fondo realizzato male e senza tenere nel dovuto conto le spinte del mare. Perché altrimenti appare quanto meno stupefacente che del cemento armato si spezzi in così breve tempo e senza alcuna sollecitazione superficiale.

 

La segnalazione di questa rottura ci è arrivata dalla gente del porto, e le foto sono state scattate da Benito Geri, velista, fotografo appassionato, e conoscitore millimetrico di tutto quello che avviene nel porto. Dove i lavori per il nuovo porto, interrotti per colpe avvolte nella nebbia della burocrazia, costeranno ai cittadini milioni di euro di penali.

 

Per questo, i frequentatori del porto come chiunque ha a cuore la città, si infuria nel vedere come vengono realizzati i lavori con soldi pubblici. Un muro in cemento armato che si apre come del burro a pochi mesi dalla costruzione lascia interdetti. Mai possibile che non ci sia nessuno pronto a spiegare, carte alla mano, come sia stato possibile che le direzioni lavori, i committenti, gli organismi di controllo non siano stati in grado di accorgersi che la qualità costruttiva non era all’altezza di ciò che ci si doveva aspettarsi. Gli accertamenti sulla spaccatura del molo dovranno essere compiuti dall’ufficio tecnico del Comune insieme alla capitaneria di porto di Pesaro e di funzionari regionali. E anche stavolta, come sempre, sulle colpe calerà nebbia fitta.