Pesaro, 8 gennaio 2011 - Il primo degli incontri ospitati al 'Bibe et Impera', associati alla mostra 'East coast new wave 1980/1987' (visitabile nel locale fino al 13 febbraio 2011), prende in considerazione il design grafico, un fondamentale settore della cultura che, dalla fase artigianale degli inizi, è divenuto attività professionale e disciplina accademica caratterizzata sempre più da un fitto intreccio con le contigue esperienze dell’architettura, del design e dell’arte.

 

La storia del design grafico ha accompagnato la nascita, gli sviluppi e il trionfo della civiltà moderna, caratterizzata da una comunicazione visiva di massa cui esso ha fornito uno dei suoi linguaggi più eloquenti. Non c’è infatti evento, pensiero, atto creativo, informazione o attività produttiva che nel progetto grafico non abbia trovato, e non trovi tuttora, la sua espressione più immediata attraverso il manifesto, il libro, i periodici, il type design, l’immagine coordinata, il marchio aziendale, l’imballaggio delle merci o l’emblema politico, tutti artefatti ideati e disegnati per guidare il fruitore nella lettura del mondo lo circonda.

 

Ma ciò che oggi è surrogato dei nuovi programmi di grafica digitale come veniva creato prima dell’avvento del computer? Se oggi, infatti, il progetto coincide per lo più col prodotto e il risultato si vede già sul computer, la mancanza di mezzi degli anni ‘80 costringeva a riflettere, ad ingegnarsi con i collage, con la fotocopiatrice, con il disegno e le proprie capacità d’inventiva.

 

Gli anni ottanta segnano l’inizio, in Italia, del sentire postmoderno che cancella la distinzione tra cultura elevata e di massa e pone il suo diniego a tutte le teorie universaliste che hanno la pretesa di porsi come unica spiegazione della realtà. Nasce una nuova condizione umana che Bauman ha definito 'liquida' per il costante mutamento e l’assenza di riferimenti stabili. Questi anni sono solitamente considerati teatrali, festaioli, modaioli; tutto procede veloce e svanisce in fretta. Il clima culturale è poliedrico, impone una logica non lineare: si avvicendano tradizione e rottura, imitazione e innovazione, evoluzione e rivoluzione, conservazione e sviluppo. Il passato, invece di essere distrutto o demonizzato, diventa serbatoio di elementi e di stilemi da recuperare. Con uno spirito leggero e disincantato, il postmoderno è vissuto come un’allegra scienza aperta a una miriade di possibilità. In questo clima si afferma una dimensione creativa del lavoro: si aprono i primi studi di grafica pubblicitaria e si guadagna divertendosi.

 

A chiacchierare delle enormi potenzialità della grafica anche prima dell’avvento del computer, domenica dalle 19.30, saranno Glennis Beneventi, direttore creativo free lance che ha collaborato negli anni ‘80 al lancio della Apple in Italia; Paolo Angeletti, giornalista; Stefano Tonti che ha curato l’immagine di diversi locali underground della riviera romagnola e la progettazione grafica per eventi e istituzioni artistiche e culturali e Alessandra Morcella, web designer e grafica dell’ex Dolcini Associati di Pesaro.