Pesaro, 21 maggio 2011 - Ha 24 anni, maschio, titolo di studio terza media, sniffa cocaina, si sta avvicinando all’eroina (ma senza ricorrere alla siringa), e per tirarsi su beve superalcolici. Ecco l’identikit del consumatore di sostanze stupefacenti che viene pizzicato dalle forze dell’0rdine. Lo hanno spiegato ieri in prefettura, in un incontro presieduto dal prefetto vicario Paolo De Biagi, le funzionarie addette alla gestione dell’ufficio tossicodipendenze.

Tutti coloro che finiscono nei libroni della Prefettura sono già fortunati. Come primo risultato hanno evitato il carcere. Questo perché i carabinieri o la polizia o la finanza che li ha controllati, hanno trovato in tasca della persona solo quantitativi modesti di droga. Per questo è scattata la «sola» segnalazione alla Prefettura con l’etichetta di assuntore. Dal 2000 al 2010 i «segnalati» di questo tipo sono stati 4359, con una tendenza alla diminuzione. Il che non vuol dire che il problema stia scomparendo. Solo il numero dei «pizzicati» è calato.
 

AD ESSERE consumata è soprattutto hashish e marijuana (73 per cento), subito dopo cocaina (14 per cento), eroina (11 per cento). Il picco c’è stato nel 2004, poi è cambiata la legge che impone di segnalare alla prefettura solo quelli residenti. Nel 2009, la cocaina è balzata al 22 per cento delle segnalazioni, e nel 2010 è l’eroina da sniffare che ha preso il posto della cocaina. Anche la fascia d’età negli ultimissimi anni è salita. Se la media sui dieci anni indica tra i 18 e i 24 anni quelli più pizzicati, in realtà dal 2009 sono quelli sopra i 25 ad esser stati maggiormente segnalati.

Ma come funziona il meccanismo? Lo ha spiegato la funzionaria Patrizia Magi che ha curato la ricerca: «Quando la polizia ci segnala una persona, la convochiamo per un colloquio. A quel punto la ascoltiamo, cerchiamo di capire i motivi di certi gesti, le circostanze che hanno portato la persona ad acquistare e consumare droga. La invitiamo a non ripetere quell’esperienza nefasta, dopodiché passiamo all’applicazione delle sanzioni che si concentrano sulla sospensione della patente e di altri documenti». Hanno preso la parola poi Roberto Drago, dell’ufficio provinciale che lavora sulle dipendenze patologiche spiegando il lavoro d’insieme che conduce tra enti, volontari, associazioni dislocate nel territorio, soprattutto nelle scuole. Con particolare attenzione anche al problema dell’alcool.

«Abbiamo cominciato a coinvolgere le classi più grandi per fare prevenzione nei confronti dei più piccoli. Ci siamo accorti che oggi sono le donne, anzi le ragazzine a bere molto più dei maschi. In futuro non mi dispiacerebbe fare prevenzione insieme alle forze dell’ordine».
 

HA PARLATO poi il dottor Mazzoli del dipartimento dipendenze di Fano e Urbino, che ha premesso l’enorme difficoltà di portare avanti progetti e lavoro sul campo con poco personale e poche risorse. Per Mazzoli, c’è un aumento generalizzato di tossicodipendenti, di uso contemporaneo di più droghe, di un consumo come fatto sociale. «Le dipendenze possono essere anche di tipo diverso, come il gioco ossessivo alle slot machine. Un desiderio compulsivo che possiamo arginare con un progetto ad hoc. E le terapie che mettiamo in campo sono anche basate sul ricorso agli animali. Possiamo dire che l’alcol è l’accompagnatore di tutte le sostanze, la cocaina serve per stimolarsi, l’eroina per compensarsi. Forse un progetto che ci veda tutti protagonisti potrebbe dare delle risposte».

Un genitore ha chiesto la parola per dire che a parer suo i progetti sono anche troppi e probabilmente alcuni pure dannosi. Occorre lottare sul campo per strapparli alla droga e spesso lo fanno volontari lasciati soli dalle autorità. Ha preso la parola anche il dirigente comunale Giuliano Tacchi per dire che i soldi sono sempre meno e che la Regione ha dato mezzo milione alle parrocchie piuttosto che ai servizi pubblici oltre ad aver avviato la privatizzazione del welfare. Come la Lombardia. «Col risultato che chiudiamo i centri di aggregazione».