Pesaro, 25 maggio 2011 - Superisolate, confortevoli e salutari. Sfruttano le energie rinnovabili per sfamare la propria richiesta di energia e hanno impianti che consumano meno di un ferro da stiro. Parliamo delle 'case passive', edifici in grado di raggiungere l’autonomia energetica (che di questi tempi è un vero lusso), e in cui il bisogno di calore è così ridotto che si può fare a meno del tradizionale sistema di riscaldamento.

 

L’assessore all’Urbanistica Luca Pieri le ha definite "l’edilizia del futuro, la strada maestra da seguire". Le prime si sono sviluppate in nord Europa, soprattutto in Germania e Svezia. Finalmente stanno arrivando anche a Pesaro. A proporle per prima, addirittura per un intero condominio di 24 abitazioni, è una cooperativa creata da 8 giovani famiglie ('Cercando casa'), che guidate da una coppia di architetti hanno realizzato un progetto che si attuerà presto nei pressi di Villa Fastiggi, (verso il fiume) a 3 chilometri dal centro di Pesaro.

 

"Siamo tutte famiglie che da tempo cercavano casa a Pesaro - spiega Luca Signorotti, l’architetto che insieme a sua moglie, Giulia Sotte, ha deciso di creare la cooperativa - ma avevamo idee ben precise: il massimo comfort abitativo e la minima spesa per l’energia. Per questo, dopo aver trovato il lotto giusto, abbiamo creato una cooperativa per realizzare il villaggio dei sogni. L’idea iniziale era quella di fare case a certificazione energetica in classe A+, ma dopo aver visitato casa Ecotherm a Porto Sant’Elpidio, abbiamo deciso di valutare il passaggio alla casa passiva. L’impressione è stata ottima, anche la famiglia che ci abita ci ha trasmesso la propria soddisfazione".

 

Il progetto prevede la costruzione di 24 unità immobiliari, di cui 8 vanno ai proprietari del terreno, 9 alle giovani famiglie con bambini e nonni al seguito (le restanti 7 forse saranno date a nuovi soci della coop che premono per entrare o messe in vendita). Si tratta di circa 1800 metri² occupati da case e circondati da 1,8 ettari di parco giardino, con cortile interno in cui è previsto un parco giochi per grandi e bambini, con tanto di rete wi-fi, ma anche spazi comuni, parcheggi interrati, giardini e orti. "Saranno case a schiera su due piani - racconta l’architetto Signorotti -. Il piano interrato è in cemento armato e laterizio, ma i piani abitati hanno la struttura portante in legno, con isolamento a cappotto attraverso pannelli in fibra di lana minerale ad alta densità. Gli appartamenti avranno un sistema di areazione controllata con recupero di calore e grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, vogliamo raggiungere livelli di emissione di CO2 molto ridotti. Il complesso sarà dotato di teleriscaldamento, che utilizzerà come integrazione i pannelli solari termici, ma anche un impianto fotovoltaico. L’edificio, certificato come 'casa passiva', avrà un consumo di energia inferiore a 15 kWh/m² annuo per il riscaldamento, a 15 kWh/m² annuo per il raffrescamento, e 42 Kwh/m² annuo per tutte le utenze e la produzione d’acqua calda sanitaria".

 

Quale risparmio contate di ottenere?

"Per il riscaldamento invernale, il risparmio energetico è del 90% rispetto ad un edificio tradizionale, e dell’80% rispetto a una moderna casa conforme ai più avanzati regolamenti europei. Una Passivhaus utilizza solo il 10% dell’energia rispetto ad un edificio tradizionale e l’energia necessaria a riscaldare un appartamento di 100 m² in (un) anno è equivalente a 150 litri di gasolio, ossia 2 pieni dell’automobile".

 

Un investimento che sembra avere un ottimo rendimento...

"Abbiamo calcolato che con una casa standard (anni ’70) di 100 mq, si consuma in un anno 1.620 euro. In un’analoga casa passiva se ne spenderebbero 270. La differenza annuale è di 1350 euro. Considerando un periodo trentennale, il risparmio sarà circa di 40.500 euro. Solo per il riscaldamento..".

 

Il vostro progetto però prevede consumo di territorio...

"L’intervento si configura come demolizione e ricostruzione di un edificio esistente, con la bonifica di alcune coperture in amianto: questo permette di riqualificare una parte di territorio già urbanizzata, senza consumare terreno agricolo. La scelta è voluta, ed è parte fondamentale di un complesso di buone pratiche urbanistiche ed architettoniche". Pratiche talmente buone, che il progetto verrà presentato come esemplare all’imminente Festival della Felicità.