Pesaro, 5 giugno 2011 - LI CHIAMANO lavori «a costo zero». Si fanno e non si pagano. Ponti, strade, bretelle, rotatorie e piste ciclabili in fase di costruzione, con l’amministrazione comunale che non spende un euro. Paga tutto il privato, non perché sia un benefattore ma per un obbligo di legge. Prendiamo via Solferino, di fianco all’Ipercoop. Si sta trasformando quella strada portandola a quattro corsie, con pista ciclabile illuminata. Costo: oltre 1 milione di euro, a carico dell’assicurazione Zurich che aveva firmato un contratto di fidejussione all’impresa Palazzetti obbligata da vent’anni a realizzare le 2 rotatorie con collegamento viario. Invece di pagare subito quei soldi, visto che l’impresa è finita in concordato preventivo, l’assicurazione ha preferito pagare direttamente la ditta in base agli stati di avanzamento dei lavori.
 

STESSO scenario in via degli Abeti. Qui si costruirà direttamente un ponte sull’autostrada oltre a realizzare un collegamento viario che colleghi l’Adriatic Arena al casello autostradale. Tutto pagato dai privati che hanno costruito il nuovo quartiere e dalla Società autostrade. Ed è un costo di milioni di euro. Molto meno quello che l’impresa Mulazzani e altri pagheranno in Largo Ascoli Piceno per costruire un ponte ciclabile sopra il Foglia: 900mila euro. Si congiungerà il percorso pedonale di Torraccia e Tombaccia all’«Athletic club», dunque al Miralfiore e al centro città. Altro lavoro a costo zero è quanto si sta facendo di fianco al centro commerciale Palas. Qui l’impresa Fradelloni sta costruendo una bretella di collegamento tra l’Urbinate e via Gagarin.
 

Ma la città non paga davvero nulla per questi lavori?
«Se il privato — risponde l’assessore all’Urbanistica Luca Pieri — è tenuto a fare delle opere anche costose in favore della collettività è chiaro che prima ha potuto costruire ciò che ha chiesto, compatibilmente col Prg. Quindi, ha ottenuto la possibilità di creare ricchezza per sé e in cambio, quale onere di urbanizzazione, fa opere per tutti».
 

Succedeva anche prima così, ma si vedeva meno. Perché?
«C’era il vizio o la consuetudine da parte degli uffici comunali di lasciare all’impresa costruttrice la facoltà di realizzare alla fine dei suoi lavori, gli obblighi urbanistici. E non sempre questo avveniva, come dimostrato dal caso Palazzetti. Ora invece, la ditta prima realizza gli oneri a cui è tenuta e poi comincia i lavori di costruzione. La massima deroga che si può concedere a questo principio, è che costruisca contestualmente i suoi appartamenti e le opere pubbliche. Mi sembra un bel passo in avanti contro ogni furbizia».