Pesaro, 30 giugno 2011 - ERA ACCUSATO dal nipote di pedofilia. Questi diceva che lo zio lo aveva «toccato» per almeno due anni fin dalla minore età. Succedeva ogni volta che lo andava a trovare nella sua villa di Trebbiantico. L’imputato era un artigiano sessantenne pesarese che ieri è comparso davanti al tribunale di Pesaro per rispondere del reato di violenza sessuale sul nipote. Non scriviamo il suo nome per tutelare l’anonimato della vittima. L’avvocato Roberto Brunelli, che tutelava l’imputato, è riuscito a dimostrare che la querela del nipote era stata presentata tardi.

La vittima ha denunciato le molestie sessuali dopo sei anni dai fatti dicendo che le aveva subìte all’età di 17 anni e mezzo ed erano risalenti alla metà degli anni 2000. La legge, fino al 2006, prevedeva che si procedesse d’ufficio col processo per reati di pedofilia solo in caso di vittime fino ad un massimo di 14 anni. In questo caso, il nipote dell’imputato ha denunciato di esser stato molestato all’età di 17 anni e mezzo. Pertanto ieri, l’avvocato Brunelli ha chiesto di non doversi procedere per la presentazione di una querela tardiva. Se i fatti fossero accaduti dopo il 2006, il processo si sarebbe celebrato perché l’asticella dell’età è stata alzata fino a 18 anni per cui la querela non sarebbe stata tardiva. L’eccezione di procedibilità è stata accolta dal tribunale ed ha per questo prosciolto l’imputato senza entrare nel merito dei contenuti dell’accusa. Che aveva chiesto ben 7 anni di reclusione.

DA QUANTO appurato in fase di indagine preliminare, il nipote godeva di un costante assegno di mantenimento da parte dello zio che gli serviva come paghetta e successivamente per pagarsi l’università. Quando l’assegno non è più arrivato perché c’è stato un litigio tra i due, è arrivata la querela per pedofilia. Conclusasi ieri in un proscioglimento per un vizio di procedibilità.