Ancona, 30 luglio 2011 - Ultimo weekend di grigliate e fritture con lo stop al pesce fresco a tavola che scatta da lunedì primo agosto, per l’avvio del fermo pesca in Adriatico dove viene bloccata l’attività della flotta italiana per l’estate.


A darne notizia è Coldiretti ImpresaPesca alla vigilia del provvedimento di blocco temporaneo previsto dalla manovra varata dal Parlamento per permettere il ripopolamento delle specie ittiche sovrasfruttate e salvare le marinerie tricolori dal collasso per le reti sempre più vuote. Un provvedimento sostenuto da Coldiretti ImpresaPesca dopo che i primi sei mesi del 2011 hanno visto praticamente il dimezzamento (-50 per cento) del pescato in Italia, mentre sono aumentate le importazioni dall’estero di pesce e preparazioni di pesce che nel periodo gennaio-aprile hanno fatto segnare un vero e proprio boom in valore (+16 per cento). Il blocco delle attivita’ di pesca per la flotta nazionale in Adriatico - continua Coldiretti ImpresaPesca - andrà da Trieste a Bari e durerà fino al 30 settembre. Con la fine del blocco in Adriatico scatterà immediatamente il fermo nello Ionio e nel Tirreno, da Brindisi a Imperia, per concludersi il 29 ottobre.


La ripresa non sarà però a tempo pieno. Il provvedimento prevede infatti che per le otto settimane successive al fermo non si possa pescare il venerdì, sabato, domenica e i festivi, più un ulteriore giorno di stop a scelta degli armatori. “Una ripartenza graduale - spiega Tonino Giardini, responsabile di Coldiretti ImpresaPesca - per evitare un depauperamento veloce delle risorse, vanificando gli effetti positivi della pausa sulla flotta nazionale.”

Se il fermo è una necessità per salvare il settore anche se dolorosa per le vacanze, con il venir meno del pesce dell’Adriatico che rappresenta la metà della produzione nazionale, per cittadini e turisti è alto - sostiene Impresapesca Coldiretti - il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero, congelato, assieme a quello fresco Made in Italy proveniente dal Tirreno, dallo Ionio e dalle Isole. Dal pangasio del Mekong venduto come cernia, al polpo del Vietnam spacciato per nostrano ai gamberetti del Mozambico e cinesi ma anche l’halibut atlantico al posto delle sogliole.

Da qui la richiesta di Coldiretti ImpresaPesca di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione. Una vera e propria “carta del pesce”, con l’indicazione di dove e’ stato pescato quanto si porta in tavola. L’idea è contenuta nella proposta presentata da Coldiretti ImpresaPesca al Governo nell’ambito della revisione della legge delega sulla pesca. Il tutto con l’obiettivo di promuovere una ripresa dei consumi, che nel 2010 hanno fatto segnare un calo del 5,7 per cento per il pesce fresco e del 4,1 per cento del congelato. La classifica dei pesci piu’ acquistati dagli italiani lo scorso anno, secondo un’analisi di Coldiretti ImpresaPesca su dati Ismea, vede appaiati al primo posto mitili (cozze, ecc.) e orate, con quasi il 9 per cento a testa dei consumi, davanti ad alici (6,8 per cento), spigole (6,5 per cento), vongole (4,7 per cento), polpi, trote, salmoni, naselli e merluzzi, calamari.