Pesaro, 12 ottobre 2011 - Basta salire in collina e allungare lo sguardo sulla zona industriale, a due passi da palazzi e villette, per rendersi conto di quanto amianto sia ancora presente in città. Una distesa infinita di capannoni rivestiti da pericolose onduline grigie. Uno, recentemente, è andato anche a fuoco, creando panico tra le case e gli uffici della Torraccia. Ma di esempi ne esistono tanti, anche nel cuore della città. Sotto gli occhi di tutti. Ad esempio, via La Marca, lungo la ferrovia. Subito dopo il curvone (procedendo verso il mare), non può sfuggire quella lunga tettoia compresa tra le rotaie e la via del cimitero. Sta lì da anni, con lastre spezzate e appoggiate di traverso. E ogni volta che passano i treni merci, con le violente vibrazioni e il vento che solleva la polvere, non si sa cosa si respira. Questo è solo quello che si vede. Sebbene sia stato messo al bando da 18 anni, c’è un intero giacimento della fibra «velenosa» nascosto sotto i tetti, nel vano ascensore, nella caldaie, nei tubi, nelle cappe e persino in alcuni vecchi elettrodomestici. Secondo l’ultimo censimento elaborato dall’Arpam, in Provincia risultano sui tetti dei capannoni e all’interno degli edifici almeno 50.435.600 chili di amianto compatto. Si tratta del dato più alto della Regione, e probabilmente è anche sottostimato, visto che delle 199.732 schede inviate dall’Arpam alle aziende ed agli enti pubblici, solo il 26% ha ufficialmente risposto.
 

 

Il numero che deve realmente preoccupare però è quello riferito all’amianto friabile, che è decisamente più pericoloso. Secondo il report dell’Arpam è presente in 89 scuole e un ospedale della regione. Nella nostra provincia il censimento ne ha individuati 8.660 kg. «A Pesaro — racconta la dottoressa Barbara Scavolini dell’Arpam — nella Zona 1 sono stati censiti 1393 siti con presenza di amianto, di cui solo 17 sono stati bonificati fino al 2006, anche se ora, per fortuna, sono molti di più. A Fano ne sono stati censiti 930, mentre ad Urbino 841. Siccome purtroppo esiste una sola discarica per l’amianto, a Maiolati Spontini, è necessario stabilire una priorità per la bonifica, che è stata data ad edifici con amianto friabile e ad uso pubblico, come palestre, uffici, scuole e così via».

 

Ma l'amianto si nasconde ovunque. Fuori e dentro le nostre case. Nelle vecchie guarnizioni idrauliche, nelle centrali termiche fino ai pavimenti di linoleum. La sua pericolosità per inalazione è più che documentata, per questo è fondamentale l’opera di censimento e analisi compiuta dall’Arpam, che oggi vanta un nuovo strumento in grado di analizzarne la composizione e rilevarne l’elemento più pericoloso: le fibre disperse in aria, quelle che possiamo respirare mettendo a rischio la salute. Si tratta di un microscopio elettronico del valore di quasi 400.000 euro, presentato recentemente in occasione dell’istituzione a Pesaro del Centro Regionale Amianto dell’Arpam, che ora può valutarne più puntualmente la presenza o l’esposizione in edifici pubblici e privati. Ma per salvarci dal rischio amianto, la prima cosa è eliminarlo.

 

Un modo già collaudato è quello messo in campo dalla campagna regionale «Eternit free: il sole contro l’amianto», che prevede la sostituzione delle coperture in amianto con i tetti fotovoltaici. Per agevolarne lo smaltimento anche la Provincia di Pesaro Urbino ha aderito e sta portando avanti un progetto pilota che partirà dall’area artigianale di Talacchio di Colbordolo. I proprietari degli immobili trarranno almeno tre grandi vantaggi dall’adesione alla campagna:sostituire a costo zero la copertura in amianto evitando il futuro costo di incapsulamento, sovracopertura e rimozione nel caso di deterioramento; tagliare i costi dei consumi elettrici e incrementare il valore dell’immobile. Cosa non da poco.