Urbino, 20 novembre 2011 - E’ SVENTATO o no il rischio di vedere sui nostri monti pale eoliche alte 126 metri? Chi lo sa? Teoricamente il paesaggio urbinate dovrebbe essere al sicuro per il «no» deciso espresso mesi fa dalla Soprintendenza regionale. Ma c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo: al Tar delle Marche è stato presentato un ricorso per annullare il parere negativo della Soprintendenza. C’è da temere un ribaltamento della situazione? Perché la ditta che vuol costruire le pale, la Mtre, ha presentato il ricorso — da quel che trapela dagli uffici della Regione Marche — notificando questa scelta anche al ministero per i beni culturali? C’è forse qualche possibilità che l’iter per costruire il mega-impianto possa ripartire?

 

IL PRIMO a chiederselo è il sindaco di Urbania, e da oggi a sollevare la questione saranno in tanti perché è chiaro che il parco eolico che prevede otto aerogeneratori in Comune d’Urbania, cinque in quello di Piobbico, alti 126 metri ciascuno (i dati sono riassunti nella tabella qui a destra) saranno incombenti sull’antica Casteldurante e sicuramente saranno molto ben visibili da Urbino. Anche dal famoso balcone del duca che si trova tra i due torricini. Chi avesse qualche dubbio su questo aspetto, può andare su YouTube e cercare il filmato che è stato girato dal punto in cui le pale potrebbero essere installate. Con un normale zoom, la telecamera del Comitato contro le pale, ha inquadrato facilmente il Palazzo Ducale. Il problema che si prospetta a questo punto non è dunque di Urbania o Urbino, ma del Sito Unesco. Il paesaggio intatto da secoli, sarà cambiato per far posto ad un gruppo di pale eoliche.

 

«IN REALTA’ non abbiamo saputo niente di questo ricorso per via ufficiale — commenta Giuseppe Lucarini, sindaco di Urbania —. Circolano voci, ma nessuno ha pensato di informarci, e credo che non abbiano detto niente neanche ad Urbino. Le popolazioni secondo questi signori che vogliono costruire il megaparco eolico, devono solo assistere alla partita giocata da altri».

 

Eppure c’è stato un referendum consultivo con una chiarissima volontà popolare. Politicamente non conta?
«Di questo aspetto — dice Lucarini — mi parlò uno dei rappresentanti della ditta che mi disse: “Il vostro referendum non vale niente”. Non ci voleva un legale per capire che giuridicamente è così. Io risposi: “Ognuno faccia il suo mestiere. Il mio è di difendere le prerogative della mia città e del mio territorio. Con ogni mezzo che posso inventarmi e il referendum è soprattutto il modo per rendere trasparente il progetto”».
Ma la gente ha ormai un’idea chiara: nessuno è contrario alle fonti alternative, il punto è dove installarle... Sui torricini di Urbino sicuramente no.
«Certo, oggi sul progetto megaeolico c’è una forte ostilità delle popolazioni. C’è la contrarietà di Urbino, Urbania, Fermignano, Piobbico (l’altro comune coinvolto) ed anche importanti forze politiche a livello locale e provinciale».
Quali scenari prevede?
«Sono perplesso: non capisco come si faccia a chiedere la sospensiva di un parere come quello della Soprintendenza. La mia esperienza mi porta a pensare che i ricorsi si fanno contro i dinieghi derivanti dalla conclusione di un iter. Ma anche se si ottenesse, non potrebbe aspettarsi la ditta un altro parere negativo motivato diversamente? E per quanto ne so la Soprintendenza non ha detto sempre “no” a prescindere. Ha fatto distinguo ed è ben noto che sul sito in questione ci sono ben due vincoli. O forse questa è una mossa politica per alzare il prezzo con la Regione».
Pensa che cambierà il futuro di Urbania nel caso in cui si costruiscano? Urbino rischierebbe la permanenza nell’Unesco...
«Noi vorremmo diventare patrimonio Unesco, figuriamoci con la presenza delle pale. Sicuramente non solo noi dovremmo ristampare le cartoline d’Urbania, del Palazzo Ducale, delle strade ducali, del Barco. Anche Urbino cambierà».
Questa vicenda si poteva gestire diversamente?
«I miei concittadini avrebbero gradito un atteggiamento diverso dalla ditta costruttrice, ottenendo magari in diretta delle risposte, che non sono arrivate neanche dalla Regione. Si parla spesso dei comitati che paralizzano l’Italia e le scelte importanti. Ma i comitati sono figli della sfiducia che pervade la nostra società. Qui si ricorre a trucchetti, si vuol far credere che non c’è impatto paesaggistico dato che le pale saranno in luoghi disabitati. Ma avete capito che si vedrà tutto dalle nostre città? Sicuramente da Urbania e altrettanto da Urbino».