Urbino, 8 dicembre 2011-  «Avete un amico che non prende mai l’influenza, mentre voi quasi ogni anno vi ritrovate a letto con la febbre? Grazie alla nostra scoperta ora sappiamo che, per chi sta spesso bene, non è questione di fortuna, ma di geni». Per essere uno scienziato l’immunologo Roberto Burioni, originario di Fermignano, ha il raro dono di spiegare scoperte importanti in modo semplice e immediato.

Infatti il risultato ottenuto dall’equipe del Laboratorio di ricerca in Microbiologia e Virologia dell’Università San Raffaele, creata dallo stesso Burioni e dal preside della facoltà di medicina e chirurgia Massimo Clementi (jesino), non solo è sintomo di un’eccellenza che (r)esiste nonostante il sistema Italia, ma soprattutto è «portatore di moltepilici risvolti nella cura di infezioni comuni e diffuse».
 

Quali per esempio?
«In primo luogo sarà cruciale per la messa a punto di vaccini più
efficaci aprendo la strada per la messa a punto di un vaccino unico contro i virus influenzali da farsi una sola volta nella vita».
 

Come?
«Di fatto avendo trovato il “tallone d’Achille” del virus, si possono mettere a punto vaccini che produrranno gli anticorpi necessari a sconfiggere il virus. Ma non solo: si tratta di aver identificato un anticorpo in grado di bloccare il virus dell’influenza aviaria del tipo H5, che tanto preoccupa per la sua patogenicità e per la sua tendenza ad adattarsi all’uomo. La molecola da noi scoperta è in grado di neutralizzare quasi tutti i virus influenzali conosciuti che hanno colpito l’uomo negli ultimi 90 anni, a partire da quello dell’influenza spagnola del 1918 fino al recente ceppo pandemico di influenza suina apparso nel 2009».
 

Urca...
«Non è uno scherzo. A Milano dove tra gli altri con me lavora un giovane ricercatore, anche lui di Fermignano, Nicola Clementi, è indubbio che abbiamo scovato una leva straordinaria nella prevenzione delle influenze virali».
 

Come ci siete arrivati?
«Abbiamo studiato il sistema immune di un individuo che ricordava di non essere stato mai colpito dall’influenza nonostante un’intensa esposizione al virus. Abbiamo cercato di capire la dinamica di quella sorta di inattacabilità. Abbiamo inteso che quell’individuo aveva una sorta di talento fisiologico: il suo sitema immunitario reagiva all’attacco del virus in modo straordinariamente potente. Siamo riusciti ad isolare e clonare i geni dell’anticorpo alla base di quella inattacabilità intuita all’inizio del nostro lavoro. Ma il fatto che siamo in grado di ri produrre in maniera illimitata in laboratorio la molecola anticorpale ha avviato la procedura della sperimentazione clinica».
 

Il cui approdo potrà essere il banco farmaceutico...
«La sperimentazione clinica è imminente e il farmaco così realizzato potrà essere somministrato ai pazienti più vulnerabili come bambini, anziani e malati, trasferendo loro passivamente la potenza “protettiva” dell’anticorpo».